Il traffico illegale di pneumatici, in Puglia, costituisce uno dei mercati più floridi sul fronte degli illeciti ambientali. Illeciti che si manifestano a tutto tondo: dalla filiera della compravendita di pneumatici nuovi e usati alle attività di ricambio, riparazione e riuso, passando per la raccolta, gestione e smaltimento degli pneumatici a fine vita, ossia i PFU. A dirlo è il rapporto ‘I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia’ dell’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia, presentato ieri al Ministero dell’Ambiente. Un lavoro durato due anni e mezzo e nato da un progetto corale promosso da Legambiente in sinergia con i consorzi Ecopneus, EcoTyre e Greentire e le associazioni di categoria Confartigianato, CNA, Airp, Federpneus e Assogomma. Centrale nell’attività dell’Osservatorio è la piattaforma di whistleblowing (www.CambioPulito.it) riservata agli operatori partner del progetto, dove confluiscono le segnalazioni degli illeciti raccolte in modo diretto o indiretto e con la garanzia della massima riservatezza.
Secondo il rapporto ogni anno vengono immessi illegalmente nel marcato nazionale da 30 a 40mila tonnellate di pneumatici, per un mancato versamento del contributo ambientale per la raccolta e riciclo di 12 milioni di euro ed evasione dell’IVA pari a circa 80 milioni di euro, cui si lega inevitabilmente un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di pneumatici fuori uso. 361 le segnalazioni raccolte dalla piattaforma Cambio Pulito nel periodo che va da giugno 2017 – mese in cui è stata attivata – a dicembre 2019. Di queste, 290 denunce sono in corso di valutazione, 37 in sospeso, 34 quelle chiuse. La Puglia è tra le regioni con il maggior numero di illeciti, terza nella classifica regionale con 25 segnalazioni, dopo Campania (77) e Lombardia (51). Gran parte delle segnalazioni deriva da violazioni delle regole del commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro. Dati da ricondursi alla vendita, soprattutto on line, di pneumatici nuovi senza pagamento di Iva e/o contributo ambientale, alla commercializzazione di gomme nuove e/o usate non in regola, ai furti di gomma e successiva ricettazione, al riciclo illegale di PFU. In base a recenti indagini della Polizia di Stato, un gommista su quattro opera fuori norma e circa uno su dieci non è regolarmente iscritto alla Camera di Commercio. Si tratta di operatori privi di privi di titoli e autorizzazioni.
Secondo il rapporto dell’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia, le principali tipologie di illeciti segnalati riguardano la compravendita di PFU in nero, il montaggio/smontaggio di pneumatici in modo irregolare, la compravendita – soprattutto online – di pneumatici nuovi in evasione totale di Iva o contributo ambientale, l’import di penumatici e successiva distruzione della relativa documentazione di trasporto, la compravendita di pneumatici non regolari secondo la normativa europea e internazionale, l’esercizio abusivo della professione di meccanico, i furti di pneumatici e PFU e susseguente ricettazione, la raccolta di PFU non regolari o parzialmente regolari, i furti di PFU con corruzione del trasportatore.
Le segnalazioni inoltrate da Legambiente ai Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, a seguito delle denunce pervenute alla piattaforma (ottobre 2017-luglio 2019) hanno riguardato in totale 136 aziende, di cui 126 italiane e 10 estere. La Puglia registra 10 società segnalate, terza nella classifica dopo Campania (50) e Sicilia (11). Circa il 35% delle ispezioni effettuate dai Nuclei operativi dell’Arma ha avuto riscontro positivo attraverso sanzioni. Grazie alle segnalazioni raccolte dagli operatori dell’Osservatorio, la piattaforma Cambio Pulito si è rivelata uno strumento utile per fare luce sulle zone d’ombra della filiera della compravendita e smaltimento irregolari di pneumatici nuovi e usati, con l’obiettivo di contenere il fenomeno.
«Siamo di fronte a un trend in crescita, che impoverisce gommisti e rivenditori onesti che operano nel pieno rispetto delle regole – ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Il rapporto dell’Osservatorio è stato fondamentale per dare tracciabilità a un fenomeno in espansione, che è necessario contrastare aumentando i controlli soprattutto sui movimenti transfrontalieri. Molte delle inchieste ad oggi svolte hanno infatti riguardato i traffici internazionali di pneumatici fuori uso e sono numerosissime le discariche illegali di PFU individuate in Puglia. I pneumatici dovrebbero essere unicamente risorsa da valorizzare. Attraverso i PFU, seguendo il circuito virtuoso del riciclo, si ottengono materie prime seconde che le imprese green utilizzano per la produzione di nuovi materiali e per costruire campi da calcio, asfalti, aree gioco per bambini e così via. Basti pensare che 22mila chilogrammi di polverino di gomma di pneumatici arrivati a fine vita, grazie a innovativi impianti di trasformazione, diventano 1,5 chilometri di asfalto».