Le persone senza dimora possono presentare l’autodichiarazione per richiedere il Reddito di Cittadinanza. La Nota 1319 del 19-02-2020 del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali fa – finalmente – chiarezza in materia di residenza e reddito di cittadinanza spiegando che le persone senza dimora – anche se cancellate in anagrafe per irreperibilità – possono fare richiesta del reddito di cittadinanza. A darne notizie è la fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora) che ha accolto «con soddisfazione la Nota del Ministero LPS che evidenzia come il requisito della continuità della residenza per almeno due anni sia soddisfatto in via sostanziale per le persone senza dimora che risultano cancellate dai registri anagrafici per irreperibilità (ad esclusione della cancellazione per effetto del mancato rinnovo del permesso di soggiorno o carta di soggiorno o in caso di trasferimento all’estero)».
Per la fio.PSD, dunque, «è ragionevole presumere che in molti casi queste persone siano risultate irreperibili all’indirizzo indicato in anagrafe per aver perso l’alloggio o in ragione del loro disagio sociale. La Nota ha il merito dunque di riconoscere i fattori di vulnerabilità ed estrema deprivazione che rendono difficile per una persona che vive in strada rispettare dei requisiti stringenti come il possesso della residenza in via continuativa e lo fa basandosi sulle segnalazioni dei territori che, da ricostruzioni di percorsi anagrafici, dimostrino come ci siano casi di persone senza dimora che risultino essere iscritte in anagrafe da oltre 10 anni ma che al momento della domanda si trovavano irreperibili, oppure di cittadini residenti di lungo periodo ma con discontinuità negli ultimi due anni. La persona senza dimora, egualmente a tutti i cittadini, in fase di presentazione del Reddito di Cittadinanza, potrà fare autodichiarazione di essere residente rispettando i requisiti richiesti e indicando il Comune di residenza».
Soddisfatto della Nota del Ministero anche Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada: «Da quando si è iniziato a parlare del progetto di legge del reddito di cittadinanza abbiamo segnalato l’iniquità di un provvedimento che doveva combattere la povertà ma che in base ai requisiti previsti tagliava fuori automaticamente proprio le persone più povere di tutti. Avevamo chiesto anche grazie ad una petizione delle modifiche al testo di legge ma non eravamo stati ascoltati. Adesso – conclude Mumolo – ci auguriamo che questa nota aiuti a risolvere tanti dei problemi che si sono verificati in questi mesi e che con maggiore attenzione si sarebbero potuti evitare».