Effetto Coronavirus, si ferma anche la mensa dell’Immacolata. Appello alle Istituzioni per garantire il pranzo a poveri e senza dimora

Lo avevamo annunciato qualche giorno fa: con l’arrivo del Coronavirus a pagarne le conseguenze in termini di servizi sono anche i senza dimora, che in molte città italiane – soprattutto nel Nord Italia – hanno iniziato a vedersi chiudere o rimodulare servizi di bassa soglia importanti, come dormitori, docce, mense. A Foggia da oggi, in seguito all’ordinanza DPCM del 4 marzo 2020 ed in via precauzionale per evitare il diffondersi del Coronavirus, la mensa dell’Immacolata, che dal lunedì al sabato garantisce il pranzo a circa 130 persone tra senza dimora, poveri, indigenti, famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, è costretta a sospendere le sue attività. A pranzo, dunque, a Foggia non ci sono più posti in cui gli indigenti possono recarsi per mangiare.

A sollevare il problema sono stati gli stessi senza dimora che frequentano il Laboratorio di Giornalismo avviato al Centro Diurno “Il Dono”, che hanno chiaramente ravvisato la necessità di darne notizia al fine di individuare delle possibili soluzioni alternative, ben comprendendo le motivazioni dietro a questa scelta dolorosa dei volontari e della parrocchia dell’Immacolata. Con un invito rivolto in particolare alle Istituzioni locali, al Prefetto, al Comune di Foggia, alla Croce Rossa, alla Protezione Civile, a chiunque possa attivarsi per garantire un servizio essenziale come quello del mangiare, in osservanza delle misure più corrette vista l’emergenza sanitaria.

Non a caso, la Fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone senza dimora) proprio nei giorni scorsi, alla luce del diffondersi del Coronavirus in varie regioni d’Italia, ha chiesto alle istituzioni competenti di «prevedere dei protocolli di intervento e misure preventive soprattutto per i servizi bassa soglia». Tra i servizi colpiti, appunto, quello del mangiare: «Più della metà delle realtà ha dovuto modificare i servizi facendo accedere alla mensa poche persone per volta, fornendo pasti da asporto, spesso pasti non caldi, da mangiare fuori dalle strutture». Ma i disservizi per chi vive in strada sono tanti. Secondo la Fio.PSD, infatti, «più di 55 mila persone senza dimora e gli stranieri che a causa dei decreti sicurezza sono finiti per strada vivono la paura di farsi vedere o visitare, una enorme fetta di popolazione che, oltre a tutti i disagi di una vita difficile, subisce ora una ulteriore emergenza e rischia pure di diffonderla».