Covid19, l’unità mobile di Intersos che gira nelle campagne foggiane per portare assistenza sanitaria ai braccianti

«Il dialogo con le istituzioni è parte integrante dell’approccio di INTERSOS a questa crisi, che punta alla ricerca di soluzioni fondate sulla collaborazione dei diversi attori coinvolti». E’ con queste parole che Cesare Femi, direttore dei programmi di INTERSOS in Italia, illustra la collaborazione avviata ufficialmente dall’organizzazione umanitaria con la Regione Puglia «con l’obiettivo di garantire supporto al sistema sanitario regionale per affrontare l’emergenza COVID-19 tra i braccianti che vivono nel foggiano e migliorare le condizioni igienico-sanitarie negli insediamenti».

Sono 1522 le persone già raggiunte dagli interventi di prevenzione e dalle visite mediche condotte dal team mobile di INTERSOS nel foggiano, su un totale di circa 2050 persone che attualmente vivono negli insediamenti informali presenti nell’area. Le unità mobili di INTERSOS sono attive in Italia, a Roma e a Foggia, con un intervento di prevenzione sanitaria. In Puglia, nelle zone rurali della provincia di Foggia, già alla fine di febbraio sono cominciate le operazioni di prevenzione del rischio COVID-19 negli insediamenti informali in cui INTERSOS è operativa da due anni con servizio di medicina di prossimità: l’ex pista aeroportuale di Borgo Mezzanone, il Gran Ghetto di Torretta Antonacci, Borgo Tre Titoli, agro di Palmori, agro di Poggio Imperiale, ex fabbrica Daunialat a Foggia, contrada S. Matteo, Borgo Cicerone. Tre medici – compreso il responsabile del programma Alessandro Verona -, quattro mediatori culturali e una protection officer: il team di INTERSOS, così composto, si muove 6 giorni su 7, con due unità mobili, tra i ghetti per fare uno screening periodico della popolazione e portare informazioni sulla prevenzione.

«La priorità in questa fase – spiega Alessandro Verona, referente medico dell’unità Migrazione di INTERSOS – è riallocare queste persone in piccole unità abitative, in modo che possano mettere in pratica le misure di prevenzione. Nel frattempo occorre portare l’acqua potabile nei ghetti e aumentare i servizi igieniciLa Regione Puglia si è già impegnata in questo senso e si è già mossa anche sul fronte della raccolta dei rifiuti, partita già da qualche giorno». A creare maggiori disagi, dunque, sono le condizioni abitative precarie che rendono più difficile per i braccianti migranti seguire attentamente le misure per rispettare i dispositivi di sicurezza, oltre ai problemi legati all’accesso all’acqua e alla mancanza in molti casi di kit igienici (disinfettanti, fazzoletti, detergenti). Per questo, occorre fare presto. E per questo, diventa prezioso in lavoro di INTERSOS che silenziosamente sta portando l’assistenza sanitaria verso altre fragilità sociali, oggi ancora più isolate dalle nostre comunità urbane.
e.m.