L’attenzione ai migranti dei missionari Scalabriniani, la bellissima esperienza del campo “Io C Sto” che ha portato avanti per tanti anni in provincia di Foggia per assistere i braccianti stagionali, la sua voglia di accogliere l’altro e di aiutare quanti vivevano in difficoltà. Padre Arcangelo Maira ha fatto la storia dell’accoglienza dei migranti in Capitanata. A partire dall’idea del campo di servizio “Io C Sto” destinato ai giovani che hanno voglia di andare incontro ai migranti per ascoltare le loro storie, per favorire la loro integrazione, per insegnare qualche parola di italiano. Perché padre Arcangelo Maira è un missionario scalabriniano. Uno di quei preti di frontiera che anziché aspettare, preferisce andare incontro al migrante per accoglierlo con le braccia ben aperte. Anche perché la via dell’inclusione non può fare a meno dei percorsi ecumenici, dell’incontro con le nuove religioni, dell’ascolto, della compassione. Tutti insegnamenti che il missionario nei suoi anni di attività in Capitanata alla teoria ha sempre preferito la pratica.
Da più due anni padre Arcangelo ha lasciato le strade polverose della provincia di Foggia per seguire altre vie, ma non ha mai dimenticato il suo impegno per gli invisibili, per i migranti, per chi ancora vive nei ghetti in pessime condizioni igenico-abitative. Domenico La Marca, coordinatore del Centro Interculturale Baobab di Foggia l’ha intervistato attraverso i moderni strumenti tecnologici offerti da facebook. Il missionario scalabriniano ha raccontato se stesse e le attività promosse, ricordandoci un insegnamento importante: «Ho sempre guardato gli ultimi, quelli che facevano più fatica ad andare avanti in un Paese che non era il loro». Ed ancora oggi i suoi insegnamenti continuano a camminare, a portare aiuto. Con altri passi, altri modalità, ma la stessa voglia di accogliere l’altro.
e.m.