Un cristiano che voglia dirsi tale deve rispettare, in primis, le due regole fondamentali che ci ha dato nostro Signore Gesù e che rappresentano il fondamento della cristianità sono: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e Amerai il prossimo tuo come te stesso». L’amore verso il prossimo lo si esprime attraverso mille modi e mettendo in pratica quelli che sono gli insegnamenti di nostro Signore Gesù Cristo. Lo si esprime attraverso la Carità cristiana che è la sincera e senza secondi fini, disponibilità a mettersi a completa disposizione di chi ha bisogno, moralmente ed anche economicamente. Quindi anche l’elemosina, quella dei pochi euro donati con il cuore al povero o emarginato che ci attraversa la strada è carità ed amore verso il prossimo.
Però non dobbiamo credere che nell’elargire pochi spiccioli a chi ne ha bisogno, possa assolvere del tutto all’obbligo morale e cristiano di essere caritatevoli. Occorre riflettere sulle cause di questa necessità da parte di chi tende la mano aperta in cerca di sostegno. Di conseguenza, bisogna adoperarsi, nella vita quotidiana e nell’impegno sociale, per far sì, ognuno nelle proprie capacità, che possano essere rimosse le cause del bisogno e dell’emarginazione sociale ed economica. Anche nella morale Islamica la Carità è uno dei pilastri della fede. Difatti il Profeta Maometto ha detto: «La carità è un obbligo per ogni musulmano, e colui che non ne avesse i mezzi faccia una buona azione o eviti di commetterne una sbagliata. Questa è la sua carità».
Per gli Ebrei l’elemosina che viene indicata con il termine Tzedaka , che deriva da Tzedek ( giustizia) ha un connotazione diversa da quella Cristiana e non esprime generosità, come offerta volontaria da parte di chi la compie, ma una sorta di atto di giustizia sociale alla quale tutti devono partecipare a seconda delle proprie possibilità. Come abbiamo visto in tutte le Religioni monoteiste, sia pure con qualche differenza, l’elemosina è parte integrante della morale, e nessuno può dirsi credente se si allontana dai precetti e dalla messa in pratica di quest’ultima.
Questa lunga premessa è stata necessaria per esprimere lo sdegno nei confronti del sindaco leghista di Sassuolo, Gianfrancesco Menani, che con una modifica al Regolamento di Polizia Urbana ha introdotto una sanzione di 56 euro a chi offre denaro o altri generi di sussistenza a chi chiede l’elemosina. Assurdo. Praticamente si sanziona chi vuole esercitare i precetti della propria fede negando loro la possibilità di assolvere al più importante, secondo me, comandamento che ti invita ad amare Dio attraverso le sue Creature.
C’è un altro comandamento che spesso si dimentica: «Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio». Questo lo infrange quotidianamente il senatore Matteo Salvini con il suo ostentare in ogni occasione pubblica e politica, simboli appartenente ad una Religione che viene disattesa nei suoi valori fondanti dall’operato dello stesso Salvini e dai suoi colleghi di partito che rivestono un ruolo nelle Istituzioni. Essere credenti non significa esibire simboli ma comportarsi nella vita secondo gli insegnamenti di Gesù che con la sua venuta sulla Terra e la sua Passione e morte ci ha indicato la via maestra da percorrere. Tutto il resto è fumo. Il sindaco di Sassuolo dopo alcuni giorni di critiche ha manifestato la disponibilità a modificare l’articolo 61 del regolamento di polizia urbana «perché l’obiettivo – ha detto – è colpire la malavita che sta dietro il racket, oltre l’accattonaggio molesto, non chi aiuta gli altri». Staremo a vedere se dalle parole si passerà ai fatti.
Cari amici di Sassuolo, se mai leggerete questo scritto, se vi professate credenti, di qualsiasi religione, continuate ad esercitare il vostro diritto dovere di donare a chi ne ha bisogno anche a costo della disobbedienza civile.
Ruggiero Di Cuonzo