Bentornata Silvia. Il suo lieto ritorno a casa e l’importanza della cooperazione – riflessioni senza dimora

Bentornata Silvia.
E’ stata una gioia infinita vederti scendere da quell’aereo. Finalmente a casa. Finalmente è finito un incubo per te e per tutti quelli che erano in pena per la tua sorte e che hanno sperato, fino all’ultimo in un lieto fine.
Ancora più grande è stata la gioia di vederti, almeno dalla TV, in buona saluta.
Francamente non me ne frega un emerito cavolo del tuo abbigliamento e della tua testa coperta da quell’abito di un colore verde.
Verde come la speranza. Quella stessa speranza che tu hai donato ai bimbi kenyoti con la tua dolcezza e disponibilità.
Tanto meno mi fa cambiare il mio giudizio ed il mio affetto verso di te, la tua conversione all’Islam.

Alla fine ognuno è libero di professare la Religione che ritiene più opportuna. Non credo che quasi due miliardi di persone, nel mondo, che sono di religione musulmana siano, come crede e dice qualcuno, tutti dei terroristi pronti ad uccidere chi professa un credo diverso.
Ti stimerei comunque anche se tu ti fossi convertita, che so, allo zoroastrismo piuttosto che al confucianesimo.
Ti stimo perché tu, come tutti gli altri come te, sei la dimostrazione che gli ideali, per quanto nobili, non possono solo essere enunciati ma va data loro una consistenza, una sorta di fisicità attraverso le azioni. E’ facile dire, seduti sul comodo salotto di casa, che si hanno ideali di pace, di amore verso il prossimo e verso chi soffre. E’ difficile, invece, mettere in gioco, anche la propria vita, per praticarli sul campo. Spesso o meglio quasi sempre, un campo pericolosissimo.
Sono felice del tuo ritorno e francamente non mi importa se la tua liberazione è costata danaro alla collettività.

Mi importa, e tanto, invece, dei costi che lo Stato, quindi noi tutti, affronta quotidianamente per mantenere una schiera di personaggi, che io ritengo, di infimo ordine, sempre pronti a fomentare odio e sospetto su tutti coloro che, ed aggiungo fortunatamente, credono nei valori di democrazia e di fratellanza universale.
«Aiuatiamoli a casa loro» era il leit motiv di tutti coloro che, sobillati ed indottrinati dalle varie anime nere della politica e dei media, paventavano una sorta di sostituzione etnica nel nostro Paese a favore dei migranti. Tu li hai aiutati a casa loro. Ma per gli idioti di turno non va bene neanche questo.
Aiutiamo i poveri di casa nostra, dicono ora farneticando. Va bene, sono d’accordo, ma continuiamo ad aiutare e con maggior vigore, anche gli altri.
Gli “altri”, i poveri e diseredati del mondo. Questi ultimi, se lasciati a se stessi, con le migrazioni, diverranno i poveri e diseredati di casa nostra.

Tu, cara Silvia questo lo sai bene, e sai bene quanto è importante la cooperazione.
Se deciderai di tornare in Africa per portare a termine la tua opera, io e milioni come me, saremo lì idealmente a fare il tifo per te e per tutti coloro laici o religiosi, che non hanno mai smesso di sognare un mondo migliore a dispetto degli egoismi e della pavidità di chi oggi butta fango su di te.
Con ammirazione ed affetto. Buona vita Silvia o Aisha se preferisci.
Ruggiero Di Cuonzo