«Gli invisibili delle campagne italiane e delle metropoli giovedì 21 maggio incrociano le braccia per chiedere la regolarizzazione di tutti. Il Decreto Rilancio ha nei fatti dato luogo, con uno strettissimo spiraglio irto di sbarramenti e condizionalità, alla regolarizzazione per mera utilità di mercato anziché garantire il diritto alla vita». Così l’Unione Sindacale di Base ha annunciato che nella giornata di oggi i braccianti effettueranno una giornata di sciopero in tutta Italia, ed in concomitanza con lo sciopero l’USB effettuerà anche «la consegna di cesti di frutta e verdura alle prefetture, simbolicamente destinati a un governo che non ha voluto raccogliere le grida di dolore degli invisibili, che siano lavoratori o meno».
Per l’USB, dunque, «con il Decreto Rilancio ha precluso loro nei fatti il rilascio di un permesso di soggiorno per emergenza, convertibile per attività lavorativa, che consentisse due atti basilari: l’iscrizione all’anagrafe e la scelta di un medico di base. Ancora una volta, per ragioni di cinico equilibrismo politico, si è voluto proseguire sulla strada dei decreti sicurezza e della Bossi-Fini, abbandonando a se stessi i disperati delle zone rurali e delle periferie». Lo sciopero di oggi, quindi, «avrà il suo momento simbolico nella marcia dei braccianti da Torretta Antonacci, che alle 9 si muoveranno dalle campagne per raggiungere la prefettura di Foggia, dove una delegazione di lavoratori provvederà alla consegna della frutta e della verdura tanto preziosa per il governo nazionale».
Non solo. «In parallelo con la mobilitazione, USB Lavoro Agricolo, forte dalla solidarietà dei contadini ed agricoltori, chiama le consumatrici e i consumatori a uno sciopero della spesa da attuare sempre giovedì 21: niente acquisti di frutta e verdura, in segno di solidarietà con la richiesta di regolarizzazione che proviene dall’esercito degli invisibili delle campagne e delle periferie italiane».
Per quanto riguarda la misura di regolarizzazione varata dal Governo nei giorni scorsi, i canali di regolarizzazione saranno due: l’emersione dei lavoratori in nero attraverso l’autodenuncia del datore di lavoro e il permesso temporaneo per coloro che ne avevano uno già scaduto. Nel primo caso, i datori di lavoro possono presentare domanda per sottoscrivere un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale o per dichiarare l’esistenza di un rapporto di lavoro irregolare in corso. Nel secondo caso, i cittadini stranieri con permesso scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in un altro titolo di soggiorno, possono richiedere un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi. Se entro i sei mesi, il cittadino straniero ottiene un contratto di lavoro subordinato, con la documentazione retributiva e previdenziale comprovante lo svolgimento dell’attività lavorativa, il permesso viene convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
In entrambi i casi, comunque, il migrante deve essere presente sul territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020 e non deve essersi allontanato dopo la stessa data. La regolarizzazione, in ogni caso, vale solo per tre macrosettori: agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura; assistenza alla persona; lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare. Nell’istanza che viene presentata per la regolarizzazione, deve essere indicata la durata del contratto di lavoro e la retribuzione, che non deve essere inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro di riferimento stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative sul piano nazionale. Se si tratta di un buon provvedimento lo dirà il tempo e forse anche il “campo”.