«Non riesco a respirare». Ormai le conosciamo tutti, o quasi. Solo quelli che fanno finta di nulla, che puntano a svuotare il senso di queste parole, che evitano di ascoltarle. Di lasciarsi penetrare dal suono potente, evocativo e religioso di queste brevi ma intense parole. Perché in tanti non riescono a respirare. Perché vittime di razzismo, di sfruttamento, di violenza, di xenofobia, di mancanza di servizi sociali, di povertà. «Non riesco a respirare». Sono le ultime parole pronunciate lo scorso 25 maggio da George Floyd, un nero di 46 anni, morto a Minneapolis, in Minnesota (Stati Uniti d’America), dopo che un poliziotto gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti. Nel video dell’incidente si sente Floyd dire chiaramente «non riesco a respirare». Ma non è bastato. Perché l’agente di polizia Dereck Chauvin non si è lasciato impietosire. E Floyd è morto. Lo ha confermato anche l’autopsia ufficiale: «Arresto cardiopolmonare avvenuto come complicazione del blocco, della sottomissione e della compressione del collo da parte delle forze dell’ordine». Dall’autopsia è emerso che George Floyd aveva anche il coronavirus ma era asintomatico e non è stata questa la causa del decesso.
Tutti gli agenti coinvolti nell’omicidio dell’afroamericano sono stati arrestati. Thomas Lane, Tou Thao, J. Alexander Kueng e, per l’appunto, Dereck Chauvin, accusato adesso di omicidio volontario. Ma intanto le proteste non si fermano. E dagli Stati Uniti d’America si stanno espandendo in tutto il mondo, in tutti quegli angoli di terra in cui si ascoltano urla e o sussurri di gente che dice: «Non riesco a respirare». E L’Europa, l’Italia, la nostra terra di Capitanata non sono esenti da quelle invocazioni di pietà. Anche per questo, gli studenti di Foggia scenderanno in piazza il 6 giugno per mostrare solidarietà e supporto ai manifestanti americani e di tutto il mondo. Con un’attenzione particolare sui temi del razzismo, dei ripetuti omicidi di neri da parte della polizia.
«A ormai una settimana dall’omicidio di George Floyd gli Usa sono mossi da un moto di proteste e manifestazioni che stanno infiammando il paese e che stanno mettendo a nudo la situazione relativa al razzismo in America rivelando profonde disparità sociali e etniche che ormai da anni hanno diviso il paese a metà. Il movimento Black Lives Matter sta attraversando in maniera trasversale tutte le etnie e tutte le categorie sociali più in difficoltà nella richiesta di più diritti, più giustizia sociale, più uguaglianza, assumendo sempre di più i connotati di un attacco al sistema americano che da anni è sordo rispetto alle richieste dei più deboli» affermano le associazioni promotrici dell’iniziativa Libera – Presidio Cittadino di Foggia, Arci Foggia, Unione degli Studenti Foggia, CGIL Foggia, LINK Foggia e ANPI Foggia.
Il movimento Black Lives Matter (le vite nere contano) è stato creato nel 2013 per protestare contro gli omicidi delle persone afroamericane per mano della polizia, ed è impegnato nella lotta contro il razzismo perpetuato a livello socio-politico, verso le persone nere. Diletta Bellotti, attivista che insieme all’attrice Blu Yoshimi ha promosso una mobilitazione in Italia per George Floyd, dopo sit-in di protesta organizzato davanti all’ambasciata americana a Roma lo scorso 29 maggio, sta seguendo le numerose iniziative in programma in tutta Italia. Eventi sono stati organizzati a Torino, Milano, Bari, Matera e Firenze. E Foggia. L’appuntamento è per sabato 6 giugno alle ore 17:30 davanti al Comune di Foggia (sul marciapiede dell’Accademia di Belle Arti) dove gli attivisti scenderanno in piazza per mostrare solidarietà e sostegno ai migliaia di manifestanti che chiedono giustizia per George Floyd e per le tantissime vittime Afroamericane del suprematismo bianco.
Emiliano Moccia
Foto: https://www.bluewin.ch/