Morire tra odio e indifferenza, come il bambino morto in mare con la pagella cucita addosso e l’uccisione di George Floyd – pensieri senza dimora

Oggi, non so perché o forse lo so bene ma fingo di non saperlo per attutire il senso di colpa di uno che preso dalla frenesia della vita quotidiana, dai mille problemi che se pur tali possono essere comunque risolti, spesso rimuove dalla mente alcune problematiche, il mio pensiero è rivolto, in maniera quasi ossesiva, alla storia di quel migrante quattordicenne annegato durante il naufragio di un barcone, il cui corpo recuperato dalle acque del mare, fu sottoposto ad autopsia e nei suoi abiti fu trovata una pagella scolastica, custodita come un tesoro, da utilizzare come documento di identità e come prova di un ottimo rendimento nell’apprendimento delle materie studiate.

Purtroppo questa morte orribile, come lo è la morte di tutti coloro che periscono nei viaggi della speranza in un futuro migliore, in un riscatto dalla povertà e dalla  ineluttabile invisibilità per il resto dell’umanità che, più o meno, agiatamente vive la propria quotidianità facendo finta che tutto va bene e che i problemi sono di chi li ha, non ci ha insegnato niente ed ancora c’è chi si indigna davanti alla scelta di soccorrere i migranti in mare, salvando così migliaia di vite, migliaia di sogni, migliaia di speranze e di chances, che vanno concesse a tutti.

Questo pensiero fisso, oggi, va in parallelo con quello che è successo qualche settimana fa in America dove un Afroamericano è stato ucciso, in maniera odiosa, da un poliziotto che gli ha tenuto il ginocchio sul collo per ben otto minuti soffocandolo, George Floyd, questo è il nome della vittima. L’ultimo di una lunga serie di morti provocate dal malcelato razzismo di parte della società americana. La nazione che si vanta di essere paladina della difesa delle libertà in ogni parte del mondo e che nei fatti, a casa propria, dimentica spesso di difendere la libertà ed i diritti di una parte della sua popolazione.

Qualcuno potrebbe obbiettare: che nesso c’è tra queste due storie? Riflettiamoci bene è sarà facile capire che queste due morti, queste due tragedie, sono figlie della stessa mancanza di rispetto per la vita altrui. Della attribuzione di una scala di valore per la vita delle persone a seconda della pelle, della loro provenienza o del loro status sociale. Pensiamo ai senza dimora, che vengono emarginati e resi invisibili dalla cecità di tutti coloro che non riescono a scrollarsi di dosso quella, purtroppo innata, diffidenza verso coloro che non rientrano nei canoni di una scala di valori improntata all’avere e non all’essere.

Il mare, complice l’indifferenza degli uomini ha portato via il sogno del ragazzino del Mali di poter vivere una vita dignitosa e di poter, con la sua ottima pagella, dimostrare al mondo intero che anch’egli, come tutti i ragazzi della sua età si era impegnato negli studi per ottenere una chance nella vita. L’odio razziale e la scarsa o nulla considerazione della vita di un americano nero a causa di una dilagante e pericolosa avanzata dell’ideologia legata all’idea di un suprematismo bianco, ha interrotto il percorso di vita di Floyd. Quindi la matrice è la stessa.
Ruggiero Di Cuonzo

Foto: Globalist.it