Nelle campagne del foggiano tra emarginazione e speranze. Il lavoro di Intersos per migliorare le condizioni socio-sanitarie dei migranti

Questo articolo è stato pubblicato nel numero maggio-giugno 2020 del giornale di strada “Foglio di Via” ed in distribuzione in diversi punti della città.

di Andrea La Porta
Diritti negati, caporalato, emarginazione, la questione abitativa e quella giuridica, le patologie fisiche e psichiche, infine il rischio Covid-19: in questo mare mosso da circa due anni agiscono gli operatori di Intersos, organizzazione umanitaria italiana impegnata da quasi trent’anni a soccorrere e proteggere le persone più vulnerabili in vari Paesi.

L’INTERVENTO IN CAPITANATA
Tra i progetti tutt’ora in essere quello in provincia di Foggia è iniziato nel 2018 e vede Intersos al fianco di 14 associazioni locali nella ”rete di prossimità di Capitanata”. Agendo nei ghetti noti e meno conosciuti, l’obiettivo è di contrastare l’attuale sistema di sfruttamento lavorativo, dar voce ai migranti e realizzare percorsi di integrazione sociale contando sulla sinergia con le realtà del territorio che da anni cercano di migliorare la situazione e sul supporto delle istituzioni.

QUARANTENA SOCIALE
«Vedere la fragilità e allo stesso tempo la forza delle persone che assistiamo quotidianamente mi tocca profondamente come persona italiana» racconta Alessandro Verona, Coordinatore medico del progetto, «noi cerchiamo di dare tutto quello che abbiamo affinché le condizioni possano migliorare, per farli uscire dallo stato di invisibilità. Dal 25 marzo, in convenzione con la Regione Puglia, stiamo supportando il sistema sanitario regionale nell’affrontare l’emergenza Covid-19 con attività di prevenzione, triage e pre-triage, ma al momento non ci sono stati casi positivi: masserie e casolari abbandonati, le baracche ed altri alloggi di fortuna uniti alla mancanza di diritti hanno creato anni quarantena, emarginandoli dai luoghi di socialità».

LE PATOLOGIE
Ma allora dobbiamo pensare che i lavoratori delle campagne siano in salute? La risposta è negativa: artrosi, tendiniti, malattie esantematiche e gastroenteriche sono le patologie più diffuse tra i braccianti a causa delle tante ore lavorative e delle drammatiche condizioni igienico-sanitarie dei luoghi in cui vivono. A questo vanno aggiunti problemi di ipertensione dovuti alle cattive abitudini alimentari, affezioni del cavo orale che possono aggravarsi notevolmente perché non curate e malattie psichiche che rischiano di degenerare in disturbi psichiatrici.

I SERVIZI
Oltre all’assistenza medica l’intervento in Capitanata di Intersos e la convenzione con la Regione Puglia sta permettendo l’incremento di diritti di base: la rimozione dei rifiuti, la realizzazione di kit igienico-sanitari, il servizio toilette e l’attivazione o incremento della rete idrica negli otto insediamenti informali del territorio: l’ex pista aeroportuale di Borgo Mezzanone, il Gran Ghetto di Torretta Antonacci, Borgo Tre Titoli, agro di Palmori, agro di Poggio Imperiale, ex fabbrica Daunialat a Foggia, contrada San Matteo, Borgo Cicerone. Alcuni di questi servizi, concessi sotto la pressione dell’emergenza, resteranno anche in seguito.

LA SOLUZIONE
Cosa aspettarsi per il futuro, ora che anche mediaticamente qualcosa viene raccontato? Per Alessandro Verona il problema non può essere risolto in modo univoco: «L’approccio deve essere sinergico, sincrono e multidisciplinare, non possiamo pensare di separare la questione sanitaria da quella amministrativa o da quella abitativa. In particolare servono tre elementi e servono contemporaneamente: casa, lavoro e documenti. La regolarizzazione dei lavoratori senza permesso di soggiorno non possiamo più rimandarla e dovrebbe toccare tutti, bisogna riconoscere che esistono».

Il report sull’emergenza Covid-19. I dati degli interventi realizzati da Intersos con il sostegno della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia

Foto di Alessandro Tricarico