Italiani e migranti esclusi dalla società, ecco chi sono i senza dimora di Foggia. Un’indagine etnografica

Questo articolo è stato pubblicato nel numero maggio-giugno 2020 del giornale di strada “Foglio di Via” ed in distribuzione in diversi punti della città.

di Mario Valente

Chi sono i Senza Dimora che vivono a Foggia oggi? Dove e come interagiscono con lo spazio pubblico? Di quali relazioni riempiono la loro vita e che senso danno a questi rapporti sociali. Queste sono alcune domande che, in qualità di laurendo presso la facoltà di Scienze Antropologiche e Geografiche dell’Università della Basilicata, mi sono posto alcuni mesi fa, con l’obiettivo di realizzare un’indagine etnografica sulla homelessness nella città di Foggia, tramite un’osservazione prolungata di questo fenomeno – che in antropologia viene definita osservazione partecipante – avvenuta da Settembre 2019 a Marzo 2020.

L’INDAGINE
In questo primo appuntamento tratterò soprattutto della tipologia di Senza Dimora presente oggi a Foggia, che si caratterizza per una presenza più o meno omogenea di italiani e stranieri. Per quanto riguarda i Senza Dimora migranti, spesso questa condizione dipende dalle difficoltà insite nel percorso di regolarizzazione sul territorio italiano. In Italia – e contestualmente a Foggia – le strutture adibite all’accoglienza dei migranti non sono in grado di sostenere un elevato numero di persone provenienti da altri paesi. In questi casi, molti migranti irregolari e/o in attesa del permesso di soggiorno si rivolgono ai dormitori a bassa soglia, rappresentando quindi dei soggetti particolarmente vulnerabili alla homelessness. Un’altra ragione che comporta l’approdo in strada è rappresentata dalla rottura dei legami transnazionali, alla base di ogni progetto migrante e in grado di fornire solidarietà e aiuto. Per comprendere le ragioni che portano a ciò, è stato necessario anzitutto analizzare il contesto socio-economico della Capitanata, in cui la presenza dei migranti gioca un ruolo significativo soprattutto all’interno del comparto agricolo. Com’è noto, spesso le persone provenienti da altri paesi svolgono a Foggia il lavoro di bracciante agricolo. Una consuetudine costruita sia da ragioni economiche che dalle reti transnazionali che si sono prodotte nel corso del tempo in loco.

Un migrante che giunge a Foggia si rivolge spesso alle proprie reti di solidarietà e sostegno, che gli garantiscono l’opportunità di trovare un lavoro e, al contempo, una sistemazione abitativa. Quando queste reti vengono meno, il migrante perde l’opportunità di avere accesso al mercato del lavoro e ad una – seppur spesso molto precaria – sistemazione abitativa, e diventa un Senza Dimora.

LA HOMELESSNESS DEGLI ITALIANI
Anche per quanto riguarda la homelessness delle persone italiane, il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale. In questo caso, tuttavia, non è tanto il tempo di permanenza sul territorio nazionale, quanto piuttosto la variabile anagrafica a definire una tipologia di homelessness differente. Nel contesto etnografico analizzato, infatti, sono stati individuati Senza Dimora di età diversa, in cui questo fattore ha influenzato fortemente per quanto riguarda l’approdo in strada. Se la homelessness giovanile viene a verificarsi soprattutto in relazione ad un intrappolamento nella precarietà lavorativa, a partire da un contesto familiare disgregato che si pone piuttosto come una minaccia e non già una protezione, nella homelessness adulta la rottura dei legami familiari si associa spesso ad un susseguirsi di eventi traumatici, come ad esempio il carcere, che produce disoccupazione, povertà e precarietà abitativa. La homelessness incontrata a Foggia è dunque multietnica, fortemente diversificata e dipendente da ragioni biografiche e da fattori strutturali.

Al di là delle singole esperienze, infatti, occorre evidenziare come l’intero fenomeno nella sua complessità dipenda soprattutto da macroprocessi sociali, come l’immigrazione (e l’incapacità di sostenere con politiche attente questo fenomeno), i processi di esclusione abitativa (la difficoltà di accesso alle case popolari, il progressivo innalzamento dei prezzi in seno al mercato immobiliare) e la precarizzazione del lavoro. In questo senso, dunque, occorre affermare con forza quanto l’approdo in strada sia un problema sociale, non individuale, che va letto non a partire dalle sfortunate storie di vita personali, ma in relazione alle trasformazioni ed ai processi di esclusione che caratterizzano la nostra società.