L’incapacità di Foggia nel garantire accoglienza ai senza dimora. Se questa è un città…

A. ha provato un’azione di autolesionismo. Mostra dei “segni” sul braccio, che per fortuna non sono andati a buon fine e non sono usciti bene. Lo aveva annunciato circa una settimana fa al gruppo di volontari dei Fratelli della Stazione: è stanco della situazione in cui si trova, riconosce di aver fatto molti errori, l’ultimo quello di andare via dalla RSSA in cui era stato accolto. Ma adesso è provato, visibilmente dimagrito e probabilmente a 65 anni va compreso se è possibile offrirgli una seconda possibilità. D., invece, è stato picchiato. Di notte dormiva sotto gli archi di Pittarosso, perché in stazione a causa del covid-19 i controlli sono più duri. Lo hanno menato in tre, racconta. E adesso ha paura e si è riavvicinato alla stazione. Purtroppo la vita di strada “regala” anche questo. N. fino a poco tempo fa dormiva in centro, non aveva altri luoghi, si sentiva più sicuro racconta. Ma da lì dei nostri “concittadini” lo hanno allontanato e adesso per dare meno nell’occhio si è spostato in una zona meno centrale ma più tranquilla. Meglio nascondere il problema piuttosto che affrontarlo. Lo sa bene anche una giovane coppia nigeriana che da un po’ di tempo vive in strada. Lei è incita, ma ha dormito per strada in questo periodo perché non ci sono posti letto e quei pochi posti a disposizione sono tutti pieni ci dicono. Stiamo provando a trovare una sistemazione, ma non è facile. Anche perché sono tutti servizi offerti dal privato sociale, da pochissime parrocchie.

Dopo che il sindaco Franco Landella lo scorse mese di maggio ha chiuso la Palestra “Taralli” che ospitava i senza dimora senza trovare o pianificare un’alternativa di accoglienza, e dopo che l’Asl di Foggia ha determinato la chiusura in piena emergenza sanitaria del dormitorio che da sei anni gestivamo presso la parrocchia di Sant’Alfonso de Liguori, i posti letto in questa città sono diminuiti drasticamente. Ed i senza dimora dormono dove capita. Nel nuovo numero del giornale “Foglio di Via” in uscita, ne parliamo ampiamente. Ed anche la mensa dell’Immacolata, che fino allo scorso 20 luglio, ha garantito il pranzo a poveri e senza dimora ha sospeso le sue attività per il periodo estivo. Ora a pranzo poveri e senza dimora non mangiano più, ed aspettano direttamente la cena che viene servita col catering dalla Caritas diocesana presso i locai della chiesa di S.S. Salvatore. E lo stesso accade la domenica. C’è qualcosa che non funziona sul piano dell’accoglienza in favore dei senza dimora. Se una città come Foggia è incapace di dare risposte serie e strutturate in questo campo allora bisogna preoccuparsi. Perché ciascun servizio che non viene messo a disposizione dei poveri, è un servizio che non viene messo a disposizione per nessuno di noi.

Perché le cause che portano in strada sono tante e molteplici e nessuno – nessuno – deve sentirsi al sicuro, soprattutto quando si vive una crisi economica come questa. Ed i servizi non possono essere privilegio per pochi. Le colpe di queste mancanze vanno equamente distribuite tra tutti: Amministrazione Comunale e Giunta, opposizione completamente assente e che non si documenta, chiesa locale, cittadini, associazioni, volontari.  Insomma, tutta la comunità, nessuno escluso. E nascondere la povertà sotto al tappetto – come ben evidenziato nella vignetta che Nicola Cardone ha realizzato per “Foglio di Via” – non ci salverà dalle nostre colpe e dalle nostre mancanze. Senza dimenticare che prima o poi, sotto a quel tappeto, potremmo finire per essere spazzati proprio noi.
Emiliano Moccia