Che fine hanno fatto i senza dimora della città? Gli invisibili di Foggia oggi sono ancora più invisibili

Questo articolo è stato pubblicato nel numero giugno/luglio 2020 del giornale di strada “Foglio di Via”

di Ruggiero Di Cuonzo
Nel 2014 il regista Oren Moverman, impegnato nella denuncia e critica della società americana, ha diretto un film, interpretato da Richard Gere, intitolato: “Gli invisibili”. La trama del film verte sulla storia di George, un sessantenne alcoolizzato e senza lavoro che ha perduto tutto nella vita: la moglie, il lavoro ed il rapporto con sua figlia, abbandonata una decina di anni prima. Uno spaccato molto evocativo della condizione dei senza dimora nella metropoli di New York. Il protagonista, Richard Gere, ha realmente, camuffato da homeless, frequentato i luoghi dei senza dimora e vagato, come loro, per le strade della Città. Durante un’intervista Gere disse: «La differenza tra chi è integrato nella società e chi all’improvviso si scollega da essa è sottile. Questo ruolo mi ha fatto capire quanto tutti noi siamo vulnerabili e potenziali invisibili».

ESSERCI O NON ESSERCI
Invisibile, diventare invisibile. Quanti di noi da ragazzetti non hanno mai sognato di poterlo diventare, come gli eroi dei fumetti, così da poter fare tutto ciò che si vuole senza essere visti o scoperti? Per i senza dimora, questo super potere, l’invisibilità, non voluto ma subìto, riviene dalla cecità di tutti coloro che non si accorgono di loro, rimuovendoli dal proprio campo visivo e soprattutto dai propri pensieri o dalle problematiche alle quali porre attenzione. Però ci sono. Invisibili, ma ci sono. Carne viva e cuori pulsanti. Sono intorno a noi ed urlano, disperati, per farsi notare. Per chiedere che venga prestata loro attenzione. Vogliono solo che la collettività, si accorga di loro e li consideri parte della società, nel bene e nel male.

SONO SCOMPARSI TUTTI?
A Foggia, gli invisibili, almeno in alcuni momenti della giornata, ritornavano ad essere visibili: durante gli incontri con i volontari che prestavano loro l’attenzione dovuta e l’ascolto invocato, invano, durante il girovagare senza meta comune a chi si ritrova in questa condizione. Ritornavano ad essere visibili quando si ritrovavano tutti al dormitorio allestito nella parrocchia di Sant’Alfonso de’ Liguori per far riposare il corpo e soprattutto lo spirito. Per placare, almeno per qualche ora, la sete tremenda di rapporti umani, negati da chi passa loro innanzi senza accorgersi che ci sono. Oggi il dormitorio, l’unico a Foggia insieme alla Casa di Accoglienza Santa Elisabetta d’Ungheria di Gesù e Maria, è chiuso. Non voglio entrare in merito alle decisioni di chi ha negato agli invisibili, anche questa parvenza di una vita normale per qualche ora almeno. Oggi è diventato difficile incontrarli nei posti dove erano soliti trattenersi. Quando si perde anche l’unico punto di riferimento con la “normalità” si acuiscono ancor più le difficoltà a relazionarsi in una città che non contempla tra le sue priorità, l’inclusione di chi vive ai margini di tutto afflitto dalla povertà economica e di relazioni umane.

SERVONO I SERVIZI ESSENZIALI
Anche per i volontari, qui a Foggia, è diventato difficile portare ai senza dimora quel piccolo grande aiuto, materiale e morale di cui hanno bisogno. Sembra che si siano volatilizzati. Se ne incontra qualcuno sporadicamente. Dove sono finiti? Possibile che abbiano, quasi tutti, lasciato la città. E’ una domanda che ci stiamo ponendo da qualche settimana. Una domanda alla quale non siamo in grado di dare una risposta. Eppure ci sono. Di questo siamo convinti. Che abbiano davvero acquisito il super potere dell’invisibilità? Io un’idea ce l’avrei per far tornare visibili i senza dimora di Foggia. Diamo loro quei servizi essenziali per qualsiasi essere umano che possa definirsi tale. L’Amministrazione Comunale di Foggia trovi tra il suo patrimonio immobiliare un locale idoneo ad essere adibito a dormitorio con tutte le prescrizioni di natura igienico sanitarie. Poniamo in essere tutte quelle sinergie necessarie, tra pubblico e privato, tra chiesa e volontariato laico, per poter delineare dei percorsi di inclusione e di recupero di chi si è trovato a vivere in ana situazione spesso subita e non voluta. Sforziamoci un po’ tutti. Il super potere dell’invisibilità lasciamolo ai personaggi dei film e dei fumetti.