Un mondo in guerra tra indifferenza e complicità. Ecco una panoramica dei conflitti più cruenti

Questo articolo è stato pubblicato nel numero giugno/luglio 2020 del giornale di strada “Foglio di Via”

di Andrea La Porta
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”: l’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha il sapore dolce dell’ideale ma allo stesso tempo quello amaro della realtà. Si, perché l’uomo evoluto e ipertecnologico del 2020 non ha smesso di giocare alla guerra: il rapporto annuale dell’UNHCR Global Trends, pubblicato due giorni prima della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, rivela che, alla fine del 2019, risultava essere in fuga, da conflitti e violenze, la cifra senza precedenti di 79,5 milioni di persone.
Ma quali sono le zone in cui il diritto alla vita è meno rispettato, dove si continua a combattere e a morire?

ASIA
In Asia una delle situazioni da conoscere è quella del Myanmar, conosciuto anche come Birmania e probabilmente noto per l’avvincente storia del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi più che per il conflitto decennale con protagonisti l’esercito birmano da una parte e le minoranze etnico-religiose dall’altra. In particolare i crimini contro i musulmani Rohingya (si parla di genocidio), costretti a rifugiarsi nel vicino Bangladesh, sono oggetto di inchieste internazionali. Un altro conflitto di cui si sente poco parlare è nello Yemen: dal 2015 lo scontro tra le forze ribelli Houthi (appoggiate dall’Iran) e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha provocato quasi 20.000 morti e oltre 3 milioni di sfollati. E poi come non ricordare altri territori asiatici teatri di anni ed anni di violenze, probabilmente non più in fase apicale ma comunque persistenti: Siria, Iraq, Afghanistan, Palestina, accomunati anche dall’essere pedine fondamentali nello scacchiere della geopolitica e pertanto alla mercè delle grandi potenze internazionali.

AMERICA LATINA
In Sudamerica, ad essere maggiormente instabile risulta il Venezuela, per la cui crisi si stimano siano fuggiti circa 4 milioni, gran parte nella confinante Colombia. All’attuale presidente Nicolas Maduro, in orbita Russia, da un anno si è opposto l’autoproclamato Juan Guaidó supportato dall’occidente.

AFRICA
Ma il continente che possiede il triste primato per quantità ed intensità dei conflitti è, senza dubbio, l’Africa: interessi economici stranieri, intolleranze etniche, infiltrazioni di estremisti religiosi ne fanno un calderone di difficile gestione. Se la guerra in Libia è nota alle cronache, sia per il coinvolgimento di grandi potenze sia per le questioni legate alle migrazioni in Europa, altri scenari non attirano riflettori internazionali. Pensiamo al Camerun, dove agli attacchi di Boko Haram nel nord del Paese si è aggiunta la violenta contrapposizione tra la minoranza anglofona e la maggioranza francofona nella zona ovest, causando circa 700 mila sfollati. Stesso silenzio mediatico per il Burkina Faso, dove, oltre alle proteste sociali contro il governo è forte la problematica rappresentata dai gruppi jihadisti. In Nigeria il problema si chiama Boko Haram, qui infatti il gruppo terroristico si è reso protagonista di attentati e massacri di enormi proporzioni. Dal 2012 nella Repubblica Centrafricana è in corso una cruenta guerra civile tra il governo centrale e i ribelli Anti-balaka, miliziani cristiani autori di diversi massacri nei confronti delle popolazioni musulmane: si stimano 1 milione di profughi. Numeri ancora più atroci sono quelli del Congo, che ha visto morire 6 milioni di persone dal 1996 e che è ancora teatro di conflitti etnici e di crimini contro l’umanità.CONOSCERE
Senso di impotenza, rassegnazione, sconforto: come riuscire a credere che la spirale di violenza si possa arrestare? Quale ruolo possono giocare i Paesi più influenti per la risoluzione dei conflitti? Interrogativi a cui non è facile dare una risposta ma che, già ponendoseli, permetterebbero un passo avanti. Per chi è interessato ad informarsi e conoscere, consigliamo i seguenti siti: www.atlanteguerre.it, www.guerrenelmondo.it, www.unimondo.org, www.unhcr.it, www.unitiperidirittiumani.it.