di Emiliano Moccia
Due idee differenti per affrontare il tema dell’immigrazione. Due visioni completamente opposte. La prima populista, vuota e priva di soluzioni; la seconda inclusiva, propositiva, concreta. Da una parte Franco Landella, sindaco leghista di Foggia, dall’altra Yvan Sagnet, cavaliere della Repubblica e fondatore di No CAP l’associazione internazionale anti-caporalato impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori.
«La baraccopoli abusiva di Borgo Mezzanone continua ad essere un accampamento indecente, per chi ci vive, e illegale tra droga, armi e prostituzione. Con l’allora Ministro Salvini si era avviata l’opera di demolizione, ma questo Governo l’ha bloccata, favorendo una situazione di degrado che si riversa anche in città. È un grosso problema di ordine pubblico, ma anche di tutela sanitaria, anzitutto per le persone che vivono in questo ghetto, che il Governo nazionale non può fingere di ignorare nascondendosi dietro una falsa politica dell’accoglienza, di fatti inesistente». Franco Landella, sulla sua pagina facebook ha postato il video in cui si mostra indignato per la situazione di Borgo Mezzanone, ma non spende una parola per spiegare concretamente cosa occorre fare dopo la demolizione della baraccopoli per garantire accoglienza ai tanti migranti che lì ci vivono (e che sono titolari di regolare permesso di soggiorno) e che sono impegnati nelle campagne del foggiano nella raccolta dei frutti della terra che poi finiscono nelle nostre tavole. Non spende una parola per denunciare le aziende italiane e foggiane che sfruttano quei braccianti agricoli. Non spende una parola per ricordare alla sua comunità che tipo di servizi di accoglienza e di inclusione ha attivato a Foggia da sei anni a questa parte proprio per arginare il fenomeno del degrado, dell’insicurezza sociale, di ordine pubblico. In particolare, nel quartiere ferrovia che cita nel video, dove i senza dimora stanno ancora aspettando il Centro Diurno che aveva promesso di realizzare nella campagna elettorale di sei anni, così come per i bagni pubblici ed il dormitorio. La sua visione è tutta lì: nello scimmiottare il leader leghista Matteo Salvini sperando che qualcuno si ricordi di lui quando ci sarà l’occasione del gran salto tra gli scranni romani.
Dall’altra parte, invece, l’associazione No CAP va avanti per la sua strada e prova concretamente a dare risposte sul tema dell’accoglienza dei migranti e sul contrasto alla lotta al caporalato. «Parte oggi il nostro percorso con l’associazione 𝐍𝐨𝐜𝐚𝐩. Nella foto siamo con il presidente Yvan Sagnet, cavaliere della Repubblica e Francesco Strippoli, referente della capitanata. Da oggi 𝐎.𝐏. 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐝𝐢 𝐏𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚 si adopererà per combattere il caporalato, accogliere i lavoratori e le lavoratrici sfruttate e fare della nostra organizzazione di produttori fiore all’occhiello della capitanata in materia di diritti». E’ con queste parole che su facebook la OP Principe di Puglia, a Stornara in Puglia, annuncia la sua collaborazione con No CAP. L’azienda è nata da produttori agricoli che si sono prefissi l’obiettivo di sviluppare coltivazioni biologiche. E – aggiungiamo – di contribuire a sconfiggere il caporalato e di conseguenza la questione dei vari ghetti sparsi in provincia di Foggia. Non è la prima e non sarà l’ultima.
A luglio, va ricordato, cinquanta braccianti pugliesi e lucane, vittime di sfruttamento, sono state coinvolte nella prima filiera bio-etica contro il caporalato dedicata alle donne. Il progetto “Donne braccianti contro il caporalato” è frutto dell’intesa tra l’associazione NO CAP, il Gruppo Megamark di Trani (leader della distribuzione moderna nel Mezzogiorno con oltre 500 supermercati) e Rete Perlaterra (associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agroecologiche di lavoro della terra).
La differenza è tutta lì. Tra due visioni di vita, due idee, due stili, due proposte.