Questo articolo è stato pubblicato nel numero Giugno/Luglio 2020 di “Foglio di Via”
Foto di Pina Suriano
di Emiliano Moccia
S. sembra una bambina, e forse lo è. Avrà 15 anni probabilmente, 16 per essere ottimisti. Ma è vestita da grande, da donna che deve farsi desiderare. Anche se indossa vestiti malridotti e sui quei tacchi ci cammina a stento. Ma S. sembra anche un fantasma. Con tutto quel fard ad imbiancarle la pelle nerissima. Ma agli uomini – pare – piace di più se sono bianche. O almeno che sembrino tali. Perché S. viene dalla Nigeria ed è nera, nerissima, c’è poco da fare, anche se col fard prova ad annullare il suo originale colore della pelle. E come lei tante altre ragazze, tutte giovanissime. Tutte allineate negli angoli disposti lungo la Strada Statale 16 che da Foggia porta a Cerignola. Un piccolo esercito di donne sfruttate, vittime di tratta, giunte in Italia con la promessa di un lavoro, di un futuro migliore rispetto al presente che hanno lasciato. Sono già in attività dalla mattina. E sono solo le 11. Il sole in cielo picchia forte, ma loro stanno lì, a sculettare ed in attesa che passi qualcuno. Perché poi l’altro grande problema è che gli uomini passano, a tutte le ore. Giovani, grandi ed anche piuttosto anziani.
E le ragazze/bambine saltano a bordo delle macchine per perdersi in qualche stradina di campagna sperduta. Il tempo necessario per svolgere il loro lavoro di piacere a chi le ha prese in affitto per mezz’ora, magari un’ora, e poi tornano al loro posto. Fatto di polvere, stracci, mozziconi di sigarette, sedie di plastica, di odore di brace della notte che sembra non volersi spegnere mai. Gli odori. Sono violenti, fortissimi, di quelli che ti prendono lo stomaco. Sarà il forte odore di fard che si confonde con quello acre della brace spenta, sarà il caldo della giornata o il tanfo della sporcizia di questi luoghi, ma è difficile resistere anche solo pochi secondi. Ma loro resistono. Stanno lì. Giorno e notte. Ed intanto, le auto si accostano. Tanto costano poco. Ed ognuna di loro ha un motivo per non interrompere quel filo e guadagnare i soldi. Anche se gli operatori dell’unità mobile della cooperativa Medtraining del progetto “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime” le assistono ogni settimana. Portano acqua, preservativi, conforto. Le offrono informazioni sanitarie, le accompagnano al consultorio, le spiegano che una vita alternativa è possibile.
Perché il progetto, giunto ormai alla terza annualità, è nato a livello regionale con l’obiettivo di assicurare alle persone vittime di tratta adeguate condizioni di alloggio, vitto, assistenza, protezione ed integrazione socio – lavorativa, fino al disbrigo delle pratiche amministrative-burocratiche per la regolarizzazione, all’integrazione linguistica, all’attivazione di tirocini lavorativi. Ed il primo contatto nasce proprio attraverso il lavoro dell’unità mobile. Dall’1 marzo 2019 al 31 maggio 2020 hanno effettuato 741 contatti, percorrendo in modo particolare i tratti della SS 16 dell’Alto Tavoliere e del Basso Tavoliere, della SS 89 che porta a Manfredonia, della SS 673 Circonvallazione di Foggia. L’obiettivo, dunque, è molteplice e tocca più azioni. Cancellare dall’invisibilità le vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo per dar loro speranza. E soprattutto, non restare indifferenti davanti alle storie di migliaia di donne, di uomini, di bambini che ogni giorno vengono sfruttati nell’ambito della prostituzione, dello sfruttamento lavorativo o domestico, delle economie illegali, dell’accattonaggio forzato o del traffico di organi. Le beneficiarie incontrate durante il lavoro dell’unità di strada sono soprattutto donne, provenienti per la maggior parte da Paesi quali Bulgaria, Romania, Nigeria, che rappresentano l’80,6% delle beneficiarie contattate. Ma è stata registrata anche la presenza di donne di nazionalità Ucraina (1,9%), Colombia (1,6%), Albania (1,2%) e persino della Repubblica Dominicana.
“La Puglia non tratta – Insieme per le vittime”, finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è promosso dalla Regione Puglia – Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni ed Antimafia Sociale – in collaborazione con sette enti anti tratta del territorio regionale: le cooperative sociali Medtraining (Foggia), Comunità Oasi2 San Francesco onlus (Trani), Atuttotenda (Maglie-Lecce), CAPS (Bari); le associazioni Giraffah! (Bari), Micaela (Adelfia-Bari), Comunità Papa Giovanni XXIII.