Mediterraneo, dal 3 ottobre 2013 ad oggi morte 20mila persone. La strage silenziosa di uomini, donne e bambini

Secondo i dati di Unhcr – l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiatidal 3 ottobre 2013 ad oggi hanno perso la vita nel Mediterraneo oltre 20.000 persone. La data del 3 ottobre segna, inevitabilmente, uno spartiacque nell’attenzione che il Governo italiano pone sul tema dell’immigrazione. Perché in quello stesso giorno di sette anni fa un barcone affondò a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa, di fronte la spiaggia dei Conigli. I morti accertati furono 368, 20 gli scomparsi e 155 i superstiti, di cui 41 bambini. Nel 2016, per volontà del Parlamento, quella data diventò la Giornata nazionale delle vittime del mare, con l’intento dichiarato di sensibilizzare al rispetto della vita e all’accoglienza. In realtà, quella del Mediterraneo continua ad essere la rotta più pericolosa del mondo, con migliaia di persone ancora oggi vittime della frontiera.

Lo scorso 3 ottobre, quindi, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, hanno ribadito l’urgenza di ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e di istituire un meccanismo stabile e coordinato di sbarco e redistribuzione automatica dei richiedenti asilo negli Stati membri della UE. «Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita in mare per una carenza di mezzi di soccorso. Non è sostenibile che il soccorso in mare sia delegato al lavoro della Guardia Costiera italiana, a poche organizzazioni non governative e a mercantili che non sono attrezzati per il salvataggio ed il trasporto di persone vulnerabili. Come non è sostenibile che solo agli stati costieri sia lasciato l’onere esclusivo dell’accoglienza di chi arriva via mare. Occorre un piano comprensivo che coinvolga tutti gli Stati membri dell’UE, dal salvataggio all’accoglienza», ha detto Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

«Il fenomeno delle morti nel Mediterraneo continua a essere un’emergenza in termini umanitari che non può essere ignorata. Il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vita umane debba sempre restare la priorità numero uno. ln tal senso ci auguriamo che il riferimento all’importanza delle attività di ricerca e soccorso in mare menzionato nel recente patto della Commissione europea su migrazione e asilo possa stimolare gli stati europei a impegnarsi in modo più coordinato ed efficace su questo aspetto così essenziale, che può essere affrontato solo attraverso una maggiore condivisione di responsabilità a livello europeo» ha evidenziato Laurence Hart, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo.

Le due organizzazioni delle Nazioni Unite hanno partecipato il 3 ottobre alle iniziative di commemorazione a Lampedusa insieme a organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali e nazionali, sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del 2013, rappresentanze di studenti e classi con didattica a distanza da tutta Italia per mostrare solidarietà con i rifugiati e i migranti, e ribadire ancora una volta che salvare le vite in mare è un imperativo umanitario.