di Emiliano Moccia
Incendi, omicidi, ferimenti, prostituzione, spaccio di droga, degrado, caporalato, pessime condizioni igienico-sanitarie. Nel corso degli anni la situazione lungo “la pista” di Borgo Mezzanone in cui vivono migliaia di migranti nei container e nei fabbricati di fortuna, è esplosa fino ad attirare l’attenzione delle istituzioni nazionali e dei giornali di tutto il mondo. Una situazione che si protrae da anni, che solo grazie all’intervento dei volontari, della parrocchia, delle associazioni, delle organizzazioni non governative che si sono succedute per portare conforto ed un minimo di dignità non ha provocato ulteriori disagi, anche in chiave di conflitti sociali con la popolazione italiana che risiede nel Borgo. Perché sono stati e sono inevitabili. Per questo, un intervento da mettere in campo finalizzato a coniugare accoglienza con esigenza lavorativa (legale) è quanto mai auspicabile e necessaria.
E non basta spostare le baracche o abbatterle con la speranza che i migranti le costruiscano più in là, dove non si vedono o dove danno meno fastidio, come è stato fatto in passato. Perché il problema del caporalato, dello sfruttamento, delle gravi condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i migranti impegnati principalmente nei lavori della terra, restano uguali. Lo dimostra la storia, quella che è successo in questi anni, le vittime che si sono succedute. Per questo, va guardato con attenzione quanto avvenuto ieri a Foggia, in una riunione in prefettura, dal capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, con il prefetto de i Foggia, Raffaele Grassi, il vicepresidente della regione Puglia, Raffaele Piemontese, e il presidente della Provincia, Nicola Gatta; collegati in videoconferenza il vice capo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Maria Teresa Sempreviva, in qualità di autorità di gestione del Pon Legalità e i rappresentanti di Invitalia.
E’ prevista per fine mese la definizione del protocollo tra la Prefettura di Foggia, la Provincia e la Regione Puglia per la bonifica dell’area circostante l’ex centro di accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzanone, la cosiddetta “pista”, sede di insediamenti abusivi spontanei di migranti, per lo più braccianti agricoli impegnati nella Capitanata. «L’accordo – è scritto sul sito del Ministero dell’Interno – costituisce il modo migliore per lavorare a una ipotesi concreta di recupero dell’area e per la realizzazione, al suo interno, di una “Cittadella dell’accoglienza”, che costituisca un esempio di legalità contro caporalato, lavoro nero, sfruttamento e tratta».
Un problema annoso, quello della baraccopoli di Borgo Mezzanone, che non è mai stato affrontato con la giusta determinazione e visione di insieme, al di là dei procalmi leghisti prima lanciati da Matteo Salvini e poi dal sindaco di Foggia, Franco Landella, che non hanno mai individuato reali soluzioni. Perché la sfida è tutta lì: nel garantire accoglienza ai tanti migranti che lì ci vivono (e che in tanti casi sono anche titolari di regolare permesso di soggiorno) e che sono impegnati nelle campagne del foggiano nella raccolta dei frutti della terra che poi finiscono nelle nostre tavole, con l’esigenza di favorire un reale inserimento sociale e lavorativo basato sulla legalità, sul rispetto dei diritti e sulla capacità di evitare conflitti sociali con la comunità locale.
Per quanto riguarda il progetto, dunque, Invitalia sarà responsabile della gara per i lavori di bonifica dell’area, non ancora partita a causa dell’emergenza Covid-19, per la quale sono a disposizione della provincia circa 3,4 milioni dal Contratto di sviluppo (Cis) per la Capitanata, oltre a 150mila euro messi a disposizione dal dipartimento Libertà civili e Immigrazione. «Per consentire la cantierizzazione dei lavori di bonifica, l’area dovrà essere liberata e i migranti attualmente presenti dovranno essere, quindi, trasferiti in strutture temporanee, in vista della realizzazione di quelle, come la foresteria regionale, che, insieme all’attuale Centro di accoglienza dei richiedenti asilo, opportunamente ristrutturato, comporranno il nuovo centro di accoglienza di Borgo Mezzanone» è scritto sempre sul sito del Ministero dell’Interno. Andrà così? Scivolerà tutto liscio? Si aprirà una fase nuova di accoglienza e di lotta al caporalato? Le tante esperienze positive che hanno interessato quell’area hanno dimostrato che se si lavora con una visione strategica è possibile dare concrete risposte. Non resta che aspettare. Intanto, allo scopo di alloggiare i migranti in strutture temporanee, la regione Puglia presenterà all’autorità di gestione del PON Legalità il progetto per la realizzazione di ulteriori moduli all’esterno del compendio di Borgo Mezzanone che andranno ad aggiungersi a quelli già esistenti a Poggio Imperiale e Lesina.