L’esodo dei minori stranieri non accompagnati: il lungo cammino per una vita migliore

di Iole Cocco

«C’è chi attraversa il deserto e chi prende l’aereo per Dubai». Questa, in sintesi, è la vita dei minori stranieri non accompagnati (MSNA), che ogni giorno sbarcano in Italia. Il racconto riportato è frutto del dialogo interculturale tra i ragazzi appartenenti al progetto “Ragazzi Sprint” e Marcello Colopi, collaboratore del progetto che si occupa di assessment. Il progetto nasce allo scopo di informare e formare 18 minori stranieri non accompagnati, le attività sono promosse dall’Ambito Territoriale di Cerignola in Associazione Temporanea di Scopo con la cooperativa sociale Medtraining, Un Sorriso per Tutti, Sportello immigrazione “Stefano Fumarulo”. «Uno di loro è del Mali, un altro della Guinea, i restanti tutti del Bangladesh e solo una fra loro è una femmina». Dietro la frase di Colopi si nascondono dati riportati anche dal Ministero dell’Interno nel febbraio 2021, il 96,7% dei MSNA sono maschi, non hanno mai più di 17 anni e sono spesso i primogeniti. Avere un figlio maschio rappresenta una fortuna per le famiglie povere, ed è per questo che appena raggiunta l’adolescenza decidono di investire in loro e mandarli in Libia, in cerca di lavoro.

I viaggi dei minori
I viaggi vengono organizzati da associazioni criminali che hanno collegamenti con i diversi Paesi. Le famiglie racimolano i propri risparmi per pagare un broker bengalese che gestirà il viaggio dei ragazzi, facendoli arrivare fino in Libia. Si, perché potrà sembrare incredibile, ma la loro meta non è quasi mai l’Italia, soprattutto per i bengalesi. «Chi viene dal Bangladesh va direttamente a Dubai – spiega Colopi – restano in aeroporto per qualche giorno aspettando la coincidenza per l’Egitto e da lì poi direttamente in Libia».  Una volta arrivato in Libia il broker libico troverà ai ragazzi una serie di occupazioni come il muratore, il cameriere, l’addetto alle pulizie eccetera… tutti lavori di forza, e stipulerà con loro un compenso, una paga salariale poco precisa. I broker hanno delle case che mettono a disposizione per i lavoratori, in una sola casa sono costrette a vivere tra le 10 alle 12 persone.  Cercano di sopravvivere mangiando nei loro luoghi di lavoro. Ma è soltanto dopo aver lavorato per alcuni mesi che ci si rende conto di essere stati truffati. Meno del 30% del loro stipendio sarà mandato alle loro famiglie, infrangendo i pattiEd è per questo che, dopo aver lavorato dai 7 ai 10 mesi, all’improvviso durante la notte vengo fisicamente sequestrati da uomini armati e da qui inizia il calvario.

L’arrivo sulle coste italiane
Vengono rapiti per chiedere il riscatto alle loro famiglie, gettati in case vuote e senza cibo. Solo quando riceveranno il riscatto questi saranno messi in mare e lasciati a morire sui gommoni. Senza cibo, soli, al freddo, in mare aperto. Come si fa a sopravvivere? Molti di loro muoiono, altri sopravvivono grazie ai pescherecci e alle organizzazioni umanitarie che li portano sulle coste italiane. Questa è la vita dei bengalesi che inaspettatamente si ritrovano in Italia, senza averlo programmato. Differente è per gli stati africani, dove si parte con la speranza di arrivare in Europa. «Il loro viaggio viene svolto a piedi, attraversando quattro stati». I migranti provenienti da Guinea e Costa d’Avorio si spostano prima a Bamako, in Mali, per poi passare da Burkina Faso e raggiungere il Niger. Una volta arrivati in Niger dovranno attraversare il deserto, un tratto che miete diverse vittime. Non è un caso che venga chiamato “la strada verso l’inferno”. Tutti i migranti sono costretti ad attraversarla per raggiungere la Libia. Un esodo che dura circa quindici mesi, alcuni dei quali saranno passati in Libia, nei cambi profughi, dove vengono maltrattati, violentati e picchiati, fino a quando non troveranno l’opportunità di fuggire e garantirsi un posto sui barconi che arrivano in Italia.

Minori invisibili
Una volta in Italia i minori saranno smistati per regioni e inseriti nelle diverse comunità di accoglienza. Molti di loro scappano, pochi restano. 6632 sono i minori arrivati in Italia e divisi in ripartizioni per regione nel febbraio 2021 secondo i dati riportati del Ministero, soltanto 587 sono i minori entrati all’interno della comunità. Si pensi ai minori non accompagnati provenienti dalla Tunisia, di 117 ripartiti per regione solo 18 sono stati rintracciati sui territori. Ma perché molti minori spariscono dai radar? I motivi sono diversi: in alcuni casi si perdono le tracce e cambiano i loro nomi, in altri casi viaggiano in altri Paesi d’Europa per raggiungere i loro familiari, mentre nei casi più estremi diventano vittime di attività criminali. Microcriminalità, accattonaggio, prostituzione, sfruttamento lavorativo e traffico di organi, queste sono le pratiche illegali più diffuse, e che i minori sono soggetti a subire se finiscono nelle mani dei trafficanti.

Il progetto “Ragazzi Sprint”
Quando i ragazzi, però, decidono di restare nelle comunità e di partecipare a corsi di formazione come “Ragazzi Sprint”, si mostrano dediti e partecipativi, nonostante le difficoltà linguistiche. Il progetto – reso possibile grazie all’Avviso Pubblico Discrimination Free Puglia, con cui la Regione Puglia punta alla realizzazione di interventi di contrasto alle discriminazioni di ogni tipo – nasce con l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale, la lotta alla povertà ed ogni forma di discriminazione attraverso attività di informazione, sensibilizzazione, prevenzione e sostegno a minori stranieri. I minori coinvolti sono avviati in diversi percorsi di formazione: alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana (Livello A1 e A2 QCER), alfabetizzazione digitale, corso per educatori animatori sportivi. Perché il loro obiettivo rimane sempre lo stesso: ripagare i sacrifici dei genitori e garantire loro la speranza di una vita migliore.