L’approccio alla questione dei senza dimora e del possibile reinserimento nel tessuto societario è cambiato negli ultimi anni: l’alloggio non è più l’ultima tappa di un percorso ma la scelta iniziale che, spesso, diventa una svolta in positivo. Sia a livello europeo sia italiano l’Housing First è la direzione presa da pubblico e privato per far ripartire, per far rispettare quella “pari dignità sociale” cara all’articolo 3 della nostra Costituzione. Purtroppo in questo il nostro territorio risulta indietro, sono ancora rari i progetti di Housing, soprattutto per i senza dimora con maggiori problematiche, i quali, invece, ne avrebbero maggiore bisogno. Speriamo ed auspichiamo che la partenza del Pronto Intervento Sociale promosso dal Comune di Foggia attraverso l’assessorato alle Politiche Sociale nel dicembre scorso sia solo il primo di una serie di interventi in cui la cooperazione tra istituzioni e Terzo Settore possa incidere nella vita degli ultimi.
E il vaccino anticovid ai senza dimora?
Un altro servizio che manca nella nostra zona e di cui si è sentita fortemente la necessità negli ultimi tempi è la presenza di ambulatori infermieristici/medici a disposizione dei senza dimora e formati anche a gestire le problematiche dei migranti, in primis quella linguistica. Troppo spesso la salute delle persone in stato di forte marginalità non viene presa in carico (a lungo raggio) e si rischia, con interventi non coordinati, di rimandare la soluzione del problema. A tal proposito, la pandemia ha contribuito ad evidenziare zone d’ombra nella strada di una vera uguaglianza nel diritto alle cure mediche. In questi mesi ci sono stati molti dibattiti su chi avesse la precedenza rispetto ad altri per essere vaccinato contro la Sars-CoV-2: non si può non notare come sono TOTALMENTE fuori da ogni discussione gli ultimi, i poveri, i senza dimora. Erano invisibili prima del marzo 2020, lo sono ancor di più oggi.
La mancanza di un piano di emergenza
In questa fase, in cui ci guardiamo gli uni gli altri con occhi guardinghi per paura di avere a che fare con un positivo, si sente forte l’esigenza di essere ancor di più una comunità. La missione di una comunità è quella di tenersi per mano e camminare insieme non lasciando indietro nessuno, ma, durante l’ultimo anno, tutto ciò è diventato molto complicato. Nel marzo 2020 con le varie chiusure messe in atto dal precedente Governo, il servizio in stazione dei Fratelli della Stazione fu interrotto e, fra mille difficoltà, fu allestito un dormitorio comunale presso la palestra “Taralli” grazie anche all’aiuto della protezione civile Cisa di Foggia che, 24 ore su 24, vigilava sulle persone che vi ci soggiornavano. Il servizio nel maggio scorso è ripreso ma tante donne e uomini che incontravamo, non li abbiamo più trovati. Pensiamo a S. un signore che in molti a Foggia conoscono per la sua simpatia, sempre molto contagiosa, e per il suo «e da mò». Pensiamo a M. che dopo diverse sere passate insieme, si era aperto con noi e ci aveva raccontato tanti aneddoti sulla sua vita. Lui, un ex forza dell’ordine, che in seguito ad alcune vicissitudini aveva perso tutto e finito in strada. Penso a F. una donna dal carattere molto forte poco avvezza ad aprirsi all’altro. E come loro abbiamo smesso di incontrare tante altre persone che, grazie al tempo e al dialogo che si era instaurato nei vari incontri, si erano aperte e ci avevano raccontato di loro e delle varie difficoltà incontrate nelle loro vite. Passati i mesi son cambiate diverse cose ma ciò che continuo a notare è l’assenza di un piano programmatico per i senza dimora, per dar loro, come meritano, “pari dignità sociale”.
Alfonso Di Gioia
Andrea La Porta
L’articolo è stato pubblicato nel numero Marzo-Aprile 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia.