di Emiliano Moccia
Non sappiamo ancora come te ne sei andata. Quali siano state la cause che ti hanno portata via da questa terra, perché non è stata fatta neanche l’autopsia sul tuo corpo. Ed anche se è trascorso più di un anno dalla tua morte, il colpo è ancora troppo forte, difficile da ingoiare e da realizzare. Specialmente in giornate come queste, nebulose per la città di Foggia, in cui il sindaco Franco Landella (della Lega di Matteo Salvini) e la sua consorte, e flotte di consiglieri comunali vengono arrestati per corruzione. E nel caso del primo (o ultimo) cittadino, per tentata concussione. Perché per rubare soldi, chiedere mazzette, bloccare i servizi di un’intera comunità con il loro comportamento altamente immorale, avevano sempre tempo. Ma di pianificare interventi, servizi, accoglienza per quanti come te Giovanna vivevano per strada, il tempo non lo trovavano mai. Per questo, almeno oggi ci auguriamo che il sindaco Landella, la sua consorte e quanti sedevano nell’Ufficio di Gabinetto del sindaco ti chiedano scusa. Anche a distanza di oltre un anno. A te e quanti come te vivono in strada, per i quali non è stato adottato un Piano di Emergenza Freddo, un Piano Anti-covid, lasciati in strada a maggio quando chiuse il dormitorio di emergenza per senza dimora. Tutte cose che abbiamo sempre evidenziato e denunciato alle istituzioni senza ricevere risposte, ribadendo che il solo ed ordinario Pronto Intervento Sociale non poteva bastare.
Perché come ha detto il Questore di Foggia, Paolo Sirna durante la conferenza stampa di questa mattina, «fare il pubblico amministratore è un dono offerto dalla collettività, quando l’esercizio è piegato a fini personalistici, questo dono è stato tradito». Ed è quello che hanno fatto in questi anni i nostri amministratori. Specialmente con le persone più fragili, più vulnerabili, più invisibili. Come nel tuo caso Giovanna, o come nel caso di Michele, di Eduard e così via. Ma è da oltre un anno che anche attraverso il giornale di strada “Foglio di Via” chiediamo, senza essere ascoltati, risposte sulla tua morte. Perché su di te sono state scritte poesie, canzoni, articoli, pensieri. Eppure, non è bastato. Perché né loro, né noi, né l’affetto delle tante persone che chiedevano di te o ti portavano qualcosa ti hanno salvata. Uno dei nostri Avvocati di Strada era stato nominato amministratore di sostegno dal giudice tutelare del Tribunale di Foggia che ha aperto il fascicolo su segnalazione della Procura della Repubblica. L’amministratore di sostegno stava seguendo il tuo caso da vicino per poterti aiutare di più, per riuscire a trovare soluzioni giuridiche e provare a salvarti. Una casa, una pensione, qualcosa. Non abbiamo fatto in tempo o forse non era questo il tuo tempo. Non lo sappiamo. Neanche il funerale è stato celebrato, perché schiva com’eri hai preferito andartene ad inizio dell’emergenza sanitaria legata al covid-19. Ti abbiamo ricordata, insieme agli altri senza dimora morti in questi anni a causa della vita di strada, con una piccola celebrazione lo scorso 9 luglio nella chiesa di Madonna della Croce. Un luogo simbolico, la chiesa che fisicamente osserva e prega più da vicino per tutti i senza dimora – italiani e migranti – che vivono nel quartiere ferrovia. Eppure, sappiamo che non tutto è stato fatto per salvarti.
LA PRIMA LETTERA INASCOLTATA
Per esempio, nel dicembre del 2019 l’amministratore di sostegno inviò una pec
al sindaco di Foggia, Franco Landella, e ai Servizi Sociali del Comune, per
segnalare lo stato di degrado, abbandono ed incuria in cui vivevi e quanto
quella situazione fosse pericolosa per la tua salute. Non rispose nessuno in
modo formale, solo un contatto da parte di un’assistente sociale in forza ai
Servizi Sociali del Comune di Foggia che aveva manifestato la possibilità di
farti ottenere il Reddito di Dignità, ma ovviamente Giovanna quello era un tuo
diritto già ampiamente previsto qualora si fosse riusciti a convincerti e a
farti ottenere il requisito della residenza anagrafica fittizia, che apre le
porte a tutti i diritti per i senza dimora: diritto alla eventuale pensione, al
voto, all’assistenza sanitaria e tutto il resto. Ciò che però creava ed ha sempre
creato maggiore allarme in tutti questi anni, come ben documentato anche dal
corposo dossier più volte segnalato anche dalla Polizia Ferroviaria (Polfer) ai
Servizi Sociali del Comune di Foggia e alla Procura della Repubblica, erano le
terribili condizioni igienico-sanitarie in cui vivevi, persa tra rifiuti,
sporcizie, odori nauseabondi, alimenti scaduti, lattine e così via. Oltre alla
preoccupante igienicità mentale che probabilmente consigliava per te interventi
più solidi, seppur temporanei, per salvaguardarle la salute. Come un
Trattamento Sanitario Obbligatorio per esempio.
LA SECONDA LETTERA INASCOLTATA
Anche per questo, nel mese di febbraio 2020 un Consulente Tecnico di Ufficio
(CTU) nominato dal giudice del Tribunale di Foggia per verificare il tuo stato
fisico e mentale, consigliò all’amministratore di sostegno di fare una
ulteriore segnalazione sulle tue precarie condizioni. La pec fu inviata lo
scorso 4 marzo all’attenzione del sindaco di Foggia, Franco Landella, dei
Servizi Sociali del Comune e dell’AMIU Puglia ed aveva come oggetto: Tortorella
Giovanna, nata il 02.09.1967 in Foggia, senza fissa dimora – richiesta
intervento di sanificazione e pulizia dei luoghi di dimora. Nella lettera si
segnalavano «le condizioni di degrado in cui versa la Signora Tortorella
Giovanna, attualmente senza fissa dimora e l’urgente necessità di un intervento
per la sanificazione e la pulizia dei luoghi in cui ella abitualmente dimora
(vale a dire, Piazza Vittorio Veneto, nella zona dei portici prospicienti alla
Via Monte Sabotino). Ed invero, la condizione di estrema sporcizia in cui
versano tali luoghi forma un notevole rischio sanitario non soltanto per la
signora Tortorella, ma per chiunque frequenti gli spazi in oggetto. Si
richiede, pertanto, l’urgente intervento del Servizio Sociale e Prevenzione e/o
dell’unità operativa dell’azienda AMIU. Si richiede, inoltre, al Sindaco di
valutare l’opportunità di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, in
considerazione delle evidenti problematicità di rango psichiatrico che affliggono
la sig.ra Tortorella Giovanna». Giovanna sei morta l’11 marzo, qualche giorno
dopo quella lettera a cui non è seguita alcuna risposta ed alcun intervento.
Mai.
MAI PIU’ MORTI SILENZIOSE
Giovanna sei morta in silenzio, di nascosto, nell’invisibilità. E forse saresti
morta ugualmente. Ma ciò che non deve più ripetersi ha a che fare con
l’indolenza della macchina amministrativa, con la negligenza, con l’essere a
conoscenza di alcune situazioni di disagio e non intervenire. O non farlo a
sufficienza. Qualunque sia la ragione. Basti ricordare il caso della scorsa
estate, quando il prefetto, Raffaele Grassi (non Paperino o Topo Gigio) invitò
la nostra associazione ed i Servizi Sociali in Prefettura per risolvere il
difficile caso di un anziano senza dimora. I Servizi Sociali non si
presentarono neanche davanti al Prefetto. Ecco, la tua morte Giovanna – così
come quella di Marian, Mario, Edoardo, Michele e tanti altri – devono almeno
servire a smuovere l’apatia, l’indifferenza. Devono smuovere le nostre coscienze,
quelle della comunità, in particolare di chi ci amministra e ricopre ruoli di
pubblica utilità. Quei ruoli che oggi più che mai sono stati traditi. Ci
auguriamo che chi oggi è agli arresti domiciliari abbia tempo per riflettere,
per pensare. E’ l’unico modo per immaginare che la morte di un senza dimora non
resti anche lei invisibile. Come la vita che – per i motivi più diversi – hanno
trascorso tra polvere e strada, emarginazione e sofferenza.