L’impegno
di Caritas italiana
nel triste silenzio dell’Europa
Sono trascorsi quasi sei anni dall’estate del 2015, quando un milione di profughi passò da una nuova rotta migratoria, la Rotta Balcanica, e bussò alle porte d’Europa chiedendo rifugio. La politica difensiva adottata in questi anni da molti Paesi europei ha coronato di chilometri di filo spinato i confini dell’Ue, potenziato la repressione della polizia di frontiera, creato dei giganteschi campi di confinamento legalizzati, quali gli hotspot, dove la vita dei migranti è al limite dell’umano, e lasciato senza alternative migliaia di persone come è avvenuto questo inverno a Lipa, in Bosnia e Erzegovina.
La situazione è gravemente precipitata negli ultimi giorni di dicembre 2020: nell’area di Bihac, le diatribe politiche locali hanno portato alla chiusura repentina di uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo Lipa, che ospitava circa 1.200 persone al momento della chiusura, lasciandole in condizioni inaccettabili. Impossibilitati ad andare altrove, i migranti per giorni sono stati costretti ad improvvisare ripari di fortuna nonostante le temperature di quei giorni, senza cibo e acqua potabile. Una situazione impensabile in un Paese europeo. Caritas Italiana è impegnata in azioni e progetti che assicurano servizi di accoglienza, sostegno psico-sociale, protezione dell’infanzia, distribuzione di cibo e di beni di prima necessità, cercando anche di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di cambiare le politiche di accoglienza locali e comunitari.
Foto: caritas.it