Domenico e la voglia di “restaurare” la sua vita divisa tra un prima e un dopo

Domenico ha una parlantina sciolta e veloce. Abituato a raccontarsi con qualche omissis su argomenti delicati. La sua narrazione comincia da ciò che lo rende più orgoglioso: il suo lavoro. «Ho restaurato il portale della chiesa di Gesù e Maria – racconta fiero – . È stato approvato dalla Soprintendenza alle Belle Arti e pagato profumatamente». Ci tiene a sottolineare il valore del suo operato, il guizzo nei suoi occhi lo testimonia. In seguito viene chiamato a lavorare su altri restauri, sempre in antiche chiese di Foggia, città dove ha scelto di abitare dopo il divorzio dalla moglie. Testimone delle sue cadute la città di Altamura. «Ho sbagliato, ho fatto molti errori», confessa. Ha un passato da alcolista, la sua dipendenza ha influito negativamente nelle relazioni familiari. Alla domanda sul rapporto con i figli risponde: «Sto cercando di riallacciare i contatti tramite WhatsApp». È qui che il suo racconto diventa esitante, in cerca di alibi. Una vicenda tragica gli fa prendere la ferma decisione di uscire dalla sua dipendenza e si rivolge a un gruppo di ascolto. Non lo fa da solo, si fa accompagnare dalla moglie che – riferisce – ha a sua volta una dipendenza dal gioco. La ludopatia della compagna non fa che inasprire i rapporti tra i due. La separazione è inevitabile. Anche con la seconda moglie la convivenza non va a buon fine e vede il reiterarsi di alcune situazioni.

Riesce a disintossicarsi ma Altamura diventa per lui inospitale: i suoi passi lo conducono fino a Foggia, senza soldi e senza riferimenti. Viene ospitato al dormitorio, prova il disagio dei senza dimora, di quelli considerati ultimi nella scala sociale.

Sente sulla pelle tutti i fallimenti. Aveva una famiglia, una falegnameria con sette dipendenti, una vita agiata. Tutto in una vita precedente. Si! La vita di Domenico si divide in due, in un prima e un dopo. Tra distruzione e ricostruzione. Prova a riscattarsi e ci riesce. Anche per la sua vita è stato necessario un restauro. Ora è coniugato con una ragazza del Marocco, l’ha sposata nella sua terra e aspetta che lei possa raggiungerlo ma il Covid ha rallentato le operazioni. Porta addosso i segni dei suoi errori, un incidente gli ha causato una evidente zoppia. Si dice sereno e ci sono dubbi che lo sia davvero.
Cinzia Rizzetti

(Articolo realizzato all’interno del laboratorio di giornalismo & scrittura creativa presso il “Centro Diurno Il Dono”, finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese e pubblicato nel numero Marzo-Aprile 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia).