Cerignola, lo Stato ha vinto ed oggi cammina sul bene confiscato alla mafia “Michele Cianci”

«Camminare su questi terreni significa che lo Stato ha
vinto. Quello di oggi è una grande messaggio di speranza verso le nostre
comunità e verso i più giovani. I ragazzi devono sapere che non si devono
arrendere, che la mafia si può sconfiggere. Si può sconfiggere con la memoria,
con l’impegno sociale, con piccoli e concreti gesti quotidiani indirizzati al
rispetto delle regole, degli altri, del bene comune. Dobbiamo dire basta alla
mafia, all’omertà, all’indifferenza. Dobbiamo lasciare alle nuove generazioni
un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo trovato». Con queste parole Angela Cianci ha ricordato la figura di
suo fratello Michele, ucciso a
Cerignola il 2 dicembre del 1991 per essersi opposto ad un tentativo di
furto nel suo negozio, senza dimenticare che in quella stessa giornata era
intervenuto per aiutare un anziano che era stato aggredito da due persone. Il
nome del giovane commerciante, che all’epoca dei fatti aveva solo 43 anni, fa
parte del lungo elenco delle vittime innocente di mafia. Ma da oggi “Michele Cianci” è anche il nome del
bene confiscato alla criminalità organizzata inaugurato ufficialmente questa
mattina in contrada San Giovanni in
Zezza, vicino Cerignola,
su un terreno di circa 7 ettari con retrostante
casetta colonica. A gestire il terreno è l’Associazione Temporanea di Scopo
(ATS) denominata “Le terre di
Peppino Di Vittorio”
 costituita dalla cooperativa sociale Altereco di Cerignola, in qualità di ente
capofila, e dalla cooperativa
sociale Medtraining di Foggia
e dal CSV Foggia (Centro di Servizio al Volontariato).

La manifestazione è stata anche un’occasione per far
conoscere le attività, i progetti futuri, gli inserimenti lavorativi resi
possibili grazie all’attuazione della legge
109/96
per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni
confiscati alle mafie, e per ribadire che su quel terreno la mafia ha perso, che è possibile trasformare un
luogo simbolo del potere mafioso in avamposto di legalità, di economica
sostenibile, di lavoro regolare, di sviluppo. «Uno sviluppo che passa tra
vigneti, ulivi, alberi e terra da coltivare. A partire dalla realizzazione di
prodotti finiti che nasceranno su un terreno libero dalla mafia. L’obiettivo è
quello di favorire l’inclusione lavorativa ed il riscatto di soggetti in
fragilità sociale – ha detto Dora
Giannatempo
dell’ATS “Le terre di
Peppino Di Vittorio”
– . La scelta di intitolare il bene confiscato alla
mafia a Michele Cianci nasce dalla voglia e dalla necessità di fare
memoria, di tenere vivo il suo sacrificio, di far conoscere la sua storia ed il
suo nome alle nuove generazioni e a tutta la comunità locale».

Nel corso della manifestazione è stato possibile
visitare il bene ed i suoi spazi, ed è stato piantato simbolicamente un
alberello di ulivo come messaggio di nuova ripartenza del terreno che ha
l’obiettivo di promuovere attività di
agricoltura sociale ed inserimento lavorativo
di persone in condizioni di
fragilità sociale. Una sfida ambiziosa, che si pone la finalità di contribuire
a realizzare prodotti etici, di qualità e “liberati” dalla
mafia nel pieno rispetto della filiera agroalimentare. All’evento hanno
partecipato anche Adriana Sabato,
Commissario Straordinario del Comune di Cerignola e don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas Diocesana Cerignola-Ascoli
Satriano. «Restituire alla collettività un bene sottratto alla criminalità è un
segnale di speranza per tutta la comunità – ha evidenziato Sabato – . La legge
109/96  ha
segnato un salto nella lotta alla mafia, perché con la confisca il bene frutto
di attività illecite viene tolto ai mafiosi per il riuso sociale, per farlo
diventare luogo di lavoro, sviluppo, economia». Il terreno è stato concesso
gratuitamente dalla Commissione Straordinaria del Comune di Cerignola
nell’ambito del progetto denominato “La strada. C’è solo la strada su cui
puoi contare”, vincitore dell’avviso della Regione Puglia “Cantieri
innovativi di Antimafia Sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento
del tessuto urbano”.