Che cosa porti in quella valigia?
La speranza, il futuro, il sogno di una vita migliore.
Lo sanno bene i migranti che ogni giorno rischiano la vita durante i loro viaggi della speranza per raggiungere le coste dell’Italia e dell’Europa.
Lo sanno bene tutti quei rifugiati che hanno dovuto lasciare il proprio Paese, le proprie case, i propri affetti per sfuggire a guerre, violenze, persecuzioni, limitazioni dei diritti.
Storie di sofferenze, di chi ha perso il proprio figlio durante il viaggio in mare, di cha visto morire amici e parenti durante un bombardamento, di chi ha visto sgretolarsi la sua vita tanto da essere costretto a proseguirla altrove. Almeno a provarci.
Lo hanno raccontato molto bene e trasmettendo la sofferenza delle storie che hanno incrociato durante il loro percorso, gli attori del Teatro delle Bambole, che ieri sera nell’auditorium di Casa delle Culture di Bari hanno condiviso l’atto performativo “Perché le mie ali sono fatte di sabbia” di Andrea Cramarossa.
E lo hanno fatto in occasione della “Giornata Mondiale del Rifugiato”, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo. L’iniziativa patrocinata dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari e promossa dalla cooperativa sociale Medtraining, ente gestore del Centro Polifunzionale “Casa delle Culture”, sito a Bari in via Barisano da Trani (Quartiere San Paolo), aveva proprio l’obiettivo di suscitare una riflessione sul tema dei rifugiati, delle loro storie, dei bagagli di sofferenza che si portano dietro. E la commozione al termine della performance tra pubblico ed attori era la conferma che le voci narrate, cariche dei loro dolori e delle loro ferite, hanno creato l’effetto sperato. Hanno suscitato emozioni.
Nato all’interno del progetto “Oltre l’Immagine: nel mondo dell’altro, è anche il mio”, l’iniziativa ha coinvolto il gruppo di ricerca teatrale “Teatro delle Bambole” in un percorso che si è alimentato nella e dalla vicinanza con persone delle più svariate nazionalità del mondo, sia in qualità di relatori in esperienze condivise di “viaggio culturale” nel proprio Paese di appartenenza e sia in qualità di partecipanti ad un laboratorio teatrale. Casa delle Culture quindi si candida a diventare un luogo in cui cittadini italiani e migranti, adulti e minori, possono incontrarsi e condividere insieme esperienze significative e storie di vita per costruire ponti culturali, solidali, inclusivi. Attraverso iniziative, attività, presentazioni, spettacoli, mostre, la struttura oggi gestita da Medtraining vuole essere punto d’incontro tra la realtà migrante e la cittadinanza.