J. e il suo primo giorno di scuola dell’infanzia grazie al progetto “La Puglia non Tratta”

Felice, entusiasta, gioioso. Con un lungo grembiule azzurro che gli arriva quasi fino ai piedi. Ma che non gli impedisce di correre, di schizzare veloce verso gli amici e la sua classe, lasciando indietro la mamma e gli altri bimbi che come lui si dirigono verso la scuola. Per J. quello di ieri è stato il suo primo giorno di scuola dell’infanzia. Forse il ricordo di questo suo primo incontro con il mondo dell’istruzione negli si diraderà lentamente, ma di sicuro resterà scolpito nella memoria della mamma. Perché la mamma è una delle beneficiarie accolte nel progetto “La Puglia Non Tratta – Insieme per le vittime”. E’ grazie al prezioso lavoro delle operatrici dell’unità mobile di strada della cooperativa sociale Medtraining di Foggia se la sua vita e quella di sua figlio sono cambiate. Se adesso hanno una prospettiva diversa rispetto al dolore della strada, dello sfruttamento, della prostituzione. Un lavoro che vede impegnate le operatrici nell’area territoriale della Capitanata – che comprende Monti Dauni, Tavoliere delle Puglie e promontorio del Gargano.

L’obiettivo del progetto è di assicurare alle persone vittime di tratta adeguate condizioni di alloggio, vitto, assistenza, protezione ed integrazione socio – lavorativa. La storia del piccolo J. e della sua mamma è l’immagine più bella e concreta di questo importante percorso di accoglienza e di cura, che racconta di un futuro di riscatto possibile. “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime” è finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed è promosso dalla Regione Puglia – Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni ed Antimafia Sociale.

In una giornata come quella di oggi, in cui la provincia di Foggia piange per la perdita di padre Arcangelo Maira, il missionario scalabriniano che ha servito ed aiutato fino all’ultimo i poveri, i migranti, le prostitute, le persone con disagio, quest’immagine ci restituisce un sorriso. E la consapevolezza che in qualche modo l’opera di padre Arcangelo continua a camminare, a vivere nel lavoro delle operatrici del progetto che lo hanno conosciuto e che con lui si sono formate.
e.m.