Domenica 21 febbraio sono stati piantati 25 alberi (sui 100 prefissati) per la riqualificazione e arricchimento delle aree verdi cittadine. Anche quest’iniziativa vede come protagonisti i ragazzi di Ottavia, in collaborazione con i ragazzi degli scout e Foggia del cambiamento, Lions club Foggia Arpi e Arif.
Una città spaccata in due, la città di Foggia. Da una parte chi vuole affossarla e dall’altra chi vuole tenacemente salvarla. Nel mezzo, “la zona grigia”: quella di coloro che collaborano alla macchina del potere senza fare nulla, accondiscendendo con il loro immobilismo, la loro ignavia e la loro indifferenza a tutto il sistema tossico che ha portato questa città all’ultimo posto nelle classifiche per qualità della vita.
Molti sono i giovani sfiduciati, quelli che non votano più alle elezioni perché “tanto non cambia nulla” o “sono tutti raccomandati”. A questi si contrappongono coloro che vogliono decisamente cambiare le sorti di questa città.
Odio la rassegnazione
Ottavia è una delle realtà che si propone di combattere ogni forma di rassegnazione. È un gruppo informale costituito da giovani con un’età che spazia dai 17 ai 35 anni, per lo più studenti.
Per loro Foggia nasconde un vero e proprio Capitale Sociale Dormiente, termine da essi coniato che ben descrive la missione che vogliono perseguire: risvegliare le coscienze assopite dei giovani coinvolgendoli in progetti mirati alla rivalutazione del territorio e liberarlo dai mali che ora l’affliggono.
Le Multe Morali
«La nostra prima iniziativa – raccontano fieri Alice Amatore e Maio Cagiano – è stata quella delle Multe Morali e fece molto clamore. Lasciavamo volantini sulle auto di chi parcheggiava in modo selvaggio: un messaggio semplice per una seria riflessione».
Altre iniziative si sono susseguite, tutte con un considerevole riscontro, spaziando dall’antimafia alla tutela dell’ambiente.
Masseria Pantano
«La rivalutazione di Masseria Pantano – spiegano – è stato un altro progetto per incrementare in qualche modo anche il turismo culturale e non solo paesaggistico della magnifica Capitanata: una Domus che Federico II fece edificare insieme alla Regia Masseria Giardino, abbandonata a sé stessa e diventata un rudere che andava salvaguardato e protetto».
Alle loro riflessioni uniscono azioni concrete e finalizzate, come la raccolta di coperte da donare ai Fratelli della Stazione e ai senza tetto per l’emergenza freddo, i pacchi dono ai bisognosi e ogni forma attiva che possa rispondere alle richieste di coinvolgimento sociale. Si affiancano spesso altri gruppi presenti nel territorio come Libera per il contrasto alla criminalità organizzata, Link il sindacato studentesco e a tutte le associazioni che cercano di fare rete per lavorare in sinergia.
L’antimafia
«Esiste una popolazione attiva nella nostra città che reagisce. La manifestazione del 10 gennaio 2020 per dire no alla mafia ce lo conferma, le ventimila persone e i molti giovani ce lo confermano» afferma Mario. «Ciò che manca – prosegue Alice – è l’istituzionalizzazione in forma stabile di ogni forma di contrasto all’illegalità».
Il terzo settore
Ma è una città che si mantiene ancora viva «perché c’è un forte attivismo. Il terzo settore è il motore trainante di questa città, il collante che la tiene in piedi, perché proprio la lampante carenza di servizi è colmata dal volontariato e dalle associazioni di promozione sociale. Se non ci fossero i Fratelli della Stazione a prendersi cura dei senza fissa dimora nessuno lo farebbe», dice amareggiata Alice.
Il flashmob contro il bullismo
Altre iniziative sono nate come una reazione al senso di violenza e alla logica di sopraffazione che impera per le strade cittadine.
Ricordando l’ultima terribile vicenda del suicidio di Marco Ferrazzano e il continuo motteggio da parte di balordi nei confronti del ragazzo, Ottavia, Link, Uds, sFoggia e Foggia del cambiamento, hanno dato vita a un flashmob: palloncini rossi posizionati in diversi punti del territorio sono diventati pietra d’inciampo alle coscienze di tutti.
Un grido d’allarme lanciato da chi non ci sta più a subire passivamente l’abbandono culturale, politico, sociale e fisico di questa città.
Perché la parte bella di Foggia ha nomi ben precisi: uno di questi è Ottavia.
Cinzia Rizzetti
(Articolo realizzato all’interno del laboratorio di giornalismo & scrittura creativa presso il “Centro Diurno Il Dono”, finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese).