Una chiave portafortuna come simbolo di speranza e di fiducia. Come buon augurio per il cammino che ciascuna di loro prenderà, qualcuna prima e qualcun’altra dopo ma la consapevolezza che la chiave per aprire al meglio il loro futuro è custodita dentro se stesse. Dentro i loro sogni, la loro forza, il loro coraggio. Per questo, le chiavi portafortuna erano accompagnate da una frase da scolpire nel proprio cuore: “Se vuoi essere amata, sii la prima ad amarti. Se vuoi essere rispettata, rispettati. Ricorda: tutto comincia da se stessa”. Lo sa bene Bintou che quando è arrivata a Candela qualche anno fa aveva confidato: «Vorrei restare e vivere a Candela, perché è una bella cittadina e vorrei restare a vivere con mia figlia» Oggi il sogno di Bintou è diventato realtà, perché ha trovato una casa, un contratto di lavoro e la possibilità di ricominciare il proprio percorso di vita nella comunità che ha accolto lei e sua figlia nel migliore dei modi.
Bintou, che viene dalla Costa d’Avorio, al termine dell’ultimo incontro del Laboratorio psico-educativo interculturale è stata salutata da tutte le partecipanti con un lungo applauso. Un momento di condivisione commovente, toccante, che ha riunito tutte le donne – beneficiarie ed operatrici – che hanno partecipato in queste settimane ai momenti di confronto tra donne di varie culture che in questo spazio hanno potuto dare importanza alle loro identità, alle loro storie. In cui hanno potuto raccontarsi senza paura di essere giudicate, stimolate a riflettere sul loro percorso di vita, su se stesse. Sul loro futuro. Del resto, è stato proprio il futuro il tema di riflessione dell’ultimo incontro. E la storia di Bintou diventa d’esempio per tutte le beneficiarie del progetto SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati – promosso dal Comune di Candela e gestito dalla cooperativa sociale Medtraining di Foggia.
Grazie al Laboratorio interculturale ideato dall’equipe di lavoro composta dalla psicologa, dall’educatrice e dalla mediatrice culturale, hanno potuto parlano di infanzia, di viaggio, di sé stesse in un clima di confronto e di scambio. Di crescita e speranza. L’applauso e le lacrime per la fine del percorso di accoglienza di Bintou verso l’inizio del suo nuovo cammino da protagonista e da donna autonoma, sono nati spontaneamente. «Perché Bintu rappresenta la persona che ce l’ha fatta in un paese in cui tutti vogliono bene a lei e alla sua bambina – racconta Maria Antonietta Tucci, psicologa del progetto – . Lei ha sognato sin dal su arrivo di restare a Candela per vivere e lavorare. Quello che prima era solo un pensiero adesso è vita reale».
Il Laboratorio psico-educativo interculturale si è svolto, quindi, nell’ambito del progetto SIPROIMI Candela Vulnerabili ed è stato scandito da cinque incontri settimanale. Gli appuntamenti hanno entusiasmato le partecipanti e l’equipe di lavoro, che attraverso piccoli dettagli come la presenza di tè, caffè, biscotti, fiori, hanno dato importanza alle loro identità, alle loro storie. Un’occasione per entrare di più nelle storie delle persone, per conoscere meglio l’altro, per contribuire a vincere pregiudizi ed indifferenze, creando ponti interculturali che hanno il sapore della vera inclusione. Come la storia a lieto fine di Bintou e della sua piccola.
di Emiliano Moccia