L’«esercito» dei volontari tra sorrisi, sacchi e coperte/ LA STORIA

«Fratello, sorella. Tutto bene?» chiede con un grande sorriso A.

È lui che incontriamo nella nostra prima tappa del servizio che ci apprestiamo a fare con i senza fissa dimora. Lo troviamo alla fine del primo binario, scatta in piedi appena ci vede lasciando il suo giaciglio e la sua coperta maculata, a mani giunte ci saluta. Non si lamenta e ringrazia Dio per quello che ha: due buste con un po’ di roba, una coperta maculata appunto, scarpe e tanta, tanta dignità, quella che non sono mai riusciti a portargli via neanche quando in passato lo hanno derubato e picchiato.

Cerca di ricordare i nostri nomi come un esercizio di memoria, le mascherine rendono più difficile il riconoscimento anche se intuisce il sorriso che si cela dietro e sorride a sua volta. Stiamo un po’ con lui, per noi è un piacere la sua compagnia ma bisogna andare da altri amici che hanno bisogno e lo salutiamo contenti di vederlo in buona salute… nonostante tutto.
La solidarietà muove i suoi passi lenti e attenti, ora, verso il viale, incontreremo altri visi familiari ma anche nuove situazioni.

È un piccolo “esercito” quello dei Fratelli della Stazione, nato per colmare un vuoto amministrativo di assistenza verso chi è in una condizione di fragilità e di supporto a chi per un motivo o per un altro, ha assunto lo status del senza fissa dimora o clochard.

Prima del servizio di distribuzione all’interno dell’Help Center prepariamo i sacchetti per i senza tetto. Precedentemente alla pandemia la distribuzione prevedeva latte e biscotti.  Ora, per ragioni di sicurezza, si preparano dei sacchetti con acqua, merenda, cracker, succo di frutta o latte e cioccolato in brick. 

Cerchiamo anche le coperte che nei giorni freddi sono la sola possibilità di riparo per chi è per strada. Giacconi che qualcuno ha provveduto a donare oltre a sciarpe, tante, cappelli e guanti.

Nel periodo natalizio è partita anche la campagna solidale “Scatole di Natale”: pacchi dono per strappare un sorriso ai bisognosi, un pensiero anche per loro. Decine di pacchi sono arrivati all’Help, la cittadinanza ha risposto, come sempre, con commovente generosità.

Una solidarietà che portiamo sulle panchine del viale, tra volti conosciuti come E., con un grave problema di dipendenza dall’alcol. Lo troviamo in un forte stato d’alterazione e quando è in queste condizioni non è facile il dialogo: alterna momenti di irritazione a momenti di commiserazione verso sé stesso, difficile lasciarlo in questo stato ma chi da tempo svolge questo servizio sa che la scelta di farsi aiutare è una scelta personale e determinata. Solo chi ha forte consapevolezza del problema chiede un aiuto concreto e smette di crearsi alibi.

Si fa fatica a lasciare una persona ripiegata su sé stessa al freddo e che sta male ma bisogna arrendersi alla scelta di E. e continuare il servizio anche se l’offerta di aiuto si rinnova a ogni incontro.

Proseguendo, incrociamo per la prima volta P.: lei, spaventata, inveisce contro di noi, rassicurata poi dalle buone intenzioni dei volontari si apre a quell’ incontro.

«Ho perso due figli, una bambina appena nata e un altro più grande», racconta tra le lacrime. «Ho freddo», continua con fiducia sempre crescente raccontando altri spaccati della sua vita. Per P. recuperiamo presto la coperta e un giaccone all’Help, il contatto è stabilito.

Il sacchetto, la coperta a volte sono solo lo strumento per instaurare un rapporto, un primo passo per qualcosa di più concreto come il dormitorio o i documenti per gli immigrati che ne sono sprovvisti. Ad altri basta il sacchetto e non sono di molte parole. La libertà di una scelta inconsapevole o consapevole resta essenziale anche per i Fratelli della Stazione.

Non mancano momenti più leggeri perché nel frattempo i volontari sono diventati amici. Le abitudini o gli atteggiamenti di ognuno diventano per gli altri spunti per battute divertenti e momenti esilaranti, a volte basta la grazia di un sorriso per aprire un cuore chiuso e questo lo percepiscono anche coloro che incontriamo ai margini di una strada o sulla banchina della stazione.

Di sorrisi i Fratelli, e le Sorelle, della Stazione ne regalano tanti, insieme a sacchetti e coperte.

Cinzia Rizzetti

(Articolo realizzato all’interno del laboratorio di giornalismo & scrittura creativa presso il “Centro Diurno Il Dono”, finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese).