Una realtà accogliente e molto partecipativa. Una comunità solida, pur essendo piccola, che conta circa 30 membri. Si presenta così la Chiesa Evangelica Valdese di Foggia, nella cui sede di piazza Turati vengo accolta da una sorridente e ospitale Erika Szilágyi, presidente del Consiglio della comunità, ungherese dalla Romania, sposata con un foggiano. Con lei, a fare gli onori di casa c’è Francesco Marfè, campano, sposato, Pastore della chiesa metodista e valdese di Foggia, Rapolla e Venosa.
Una stuttura semplice
Come persone che si conoscono da tempo ci accomodiamo per una piacevole chiacchierata. «È una chiesa cristiana riformata ispirata alle riforme protestanti, con una struttura presbiteriana sinodale – mi spiega il Pastore – ed è governata da assemblee. La comunità locale è amministrata da un consiglio eletto dall’assemblea: tutti i membri che hanno fatto pubblica confessione di fede e chiedono di essere elettori, votano per scegliere il consiglio che governerà la chiesa, con a capo un presidente o una presidente, come in questo caso Erika. Nel consiglio, alla pari degli altri, siede anche il Pastore che si occupa delle questioni del culto». Da qui, l’idea di partecipazione: «Una struttura semplice che non rimette il potere decisionale a un solo uomo, o donna o all’autorità dei suoi ministri».
Comunità solidale
«Da alcuni anni portiamo avanti diverse iniziative», mi spiega con dovizia di particolari Erika. «Abbiamo iniziato cinque-sei anni fa con una raccolta di indumenti e alimenti per alcuni immigrati con regolare permesso di soggiorno ma senza dimora che alloggiavano in una vecchia fabbrica abbandonata».
Il suo racconto è dettagliato nell’illustrare tutti i progetti realizzati sia come comunità sia con i fondi rivenienti dall’8×1000.
«Abitando a Borgo Mezzanone – confida emozionata Erika – conosco bene la realtà che si vive alla “pista”. Sin dall’inizio della pandemia, in questo contesto di estrema marginalità sociale più difficile da raggiungere dal sistema sanitario, si è capito che COVID-19 era un’emergenza che si andava ad aggiungere a una serie di problematiche già esistenti. Braccianti agricoli, senza fissa dimora, migranti senza titolo di soggiorno e occupanti del Ghetto erano esposti maggiormente al contagio: in questa realtà abitativa è quasi impossibile attuare le norme di prevenzione come lavarsi sempre le mani, figurarsi igienizzarle». Da qui è partito il progetto igienico-sanitario «con l’acquisto di gel, sapone liquido, mascherine e kit igienici che abbiamo poi distribuito con l’aiuto di INTERSOS, un’organizzazione non governativa, umanitaria italiana in prima linea nelle gravi emergenze».
Innumerevoli sono le opere di cui la comunità valdese si fa carico. “Mai soli” è un progetto con diverse iniziative: buoni spesa e altre azioni solidali per le famiglie bisognose.
Laboratori per i fedeli, tra cui l’alfabetizzazione digitale per insegnare loro a usare le varie piattaforme per videoconferenze, lavori a maglia e coperte realizzate all’uncinetto per i senza tetto e la lavorazione di oggetti con pasta modellabile.
L’8 x1000 e l’incontro con i Fratelli della Stazione
Con il dialogo fra le differenti Chiese cristiane e il Consiglio Ecumenico, anche le varie realtà associative e di volontariato hanno modo di conoscersi. Facendo parte del Consiglio Ecumenico, la chiesa Valdese ha conosciuto i Fratelli della Stazione a cui è seguito un invito alla “Festa dei Popoli”». Un ulteriore incontro conoscitivo su Google Meet con i referenti dell’associazione ha sancito le successive collaborazioni.
E come spiega bene il Pastore «l’adesione all’8 x 1000 è stata una battaglia, una decisione non facile. Il Sinodo ha accolto e votato la possibilità di rientrare nella ripartizione del gettito IRPEF solo dopo aver fissato alcuni punti e cioè che le somme riscosse non sarebbero state utilizzate per fini di culto ma avrebbero sostenuto progetti culturali, sociali e assistenziali. Non un centesimo viene speso per la chiesa ma di fatto siamo solo amministratori. Una chiesa povera ma che amministra un cospicuo capitale che durante l’anno viene integralmente investito in favore di enti e associazioni. Una bella sfida!» conclude il Pastore Marfè.
Il “Centro Diurno Il Dono” è una delle associazioni che usufruisce di questo finanziamento, un punto di riferimento per i bisognosi, che offre assistenza, supporto psicologico e accompagnamento ai servizi. I laboratori di inclusione sociale che mirano alla formazione e alla promozione delle relazioni sono stati avviati proprio grazie all’8 x 1000. Sono presenti i laboratori di sartoria, uso e linguaggio digitale, alfabetizzazione di lingua italiana e giornalismo e scrittura creativa.
Una chiesa includente
«L’Unità nella diversità, riconoscendoci fratelli in Cristo indipendentemente dalle differenze». Una chiesa che pratica l’ecumenismo è una chiesa includente. Una bella scoperta nelle persone di Francesco ed Erika, una testimonianza viva e vera della Parola che sposa le opere. Da incontri come questi si esce edificati, ricordando l’importanza di tenere fisso lo sguardo su ciò che è essenziale per la fede.
Cinzia Rizzetti
(Un’altra versione dell’articolo è stata pubblicata nel numero Maggio-Giugno 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia).