Foggia e l’accoglienza che non c’è per i senza dimora. Auriel va a Roma perché questa città è morta

di Emiliano Moccia

Auriel non immaginava che sarebbe finito a Roma. E neanche noi, sinceramente. Perché quello con Auriel è stato un rapporto di amicizia che si è sviluppato in questi mesi su vari livelli. Prima l’accoglienza al dormitorio di sant’Alfonso, poi in quello allestito presso la palestra “Taralli”, poi con la chiusura di quest’ultima con l’accoglienza in un B&B di Foggia. Per più di un mese abbiamo sostenuto grazie alle vostre donazioni la sua permanenza lì, ma Auriel aveva ed ha bisogno di maggiore aiuto. Grazie all’intervento degli operatori del Centro Diurno Il Dono sostenuto da Fondazione Vodafone Italia, abbiamo contattato senza successo tante strutture del territorio ed alla fine abbiamo trovato un varco di accoglienza dai Missionari della Carità Fratelli Contemplativi di Roma.


Da questa sera Auriel è di fatto cittadino romano. Ma questo ci deve far pensare. A Foggia manca un dormitorio pubblico, quello che gestivamo ce l’hanno chiuso, e sono pochissimi i posti letto delle altre strutture. Non è un bel segno per una città come quella di Foggia, dove le istituzioni – vedi l’ultimo caso del sindaco Franco Landella – puntano il dito sui disagi sociali che si vivono in alcuni quartieri della città senza ricordarsi che mancano servizi. Quei servizi di integrazione, prevenzione, accoglienza che proprio le istituzioni dovrebbero garantire non come favore ad associazioni o amici, ma come diritti delle persone. Se poi questi diritti sono pure previsti nel Piano Sociale di Zona al quale sono dedicate molte risorse, allora la mancanza di servizi e di strutture per i senza dimora è ancora più stridente. E non ci sono ronde o ordinanze che tengano. Servono i servizi, mettiamocelo in testa. Auriel già lo sapeva, ora che è dovuto andar via lo sa ancora di più. Continuerà a leggere libri, ne siamo certi, il suo modo per evadere e sognare. Una vita diversa. Una città diversa.