“Solo braccia”, la nuova installazione di Alessandro Tricarico per ricordare la strage dei 16 migranti morti in due incidenti stradali

Il 6 agosto del 2018 si verificò la strage dei braccianti sulle strade di Capitanata. In 12 persero la vita in un terribile incidente – in località Ripalta – mentre tornavano a casa dai campi. Due giorni prima un altro incidente era costato la vita a 4 lavoratori agricoli stranieri lungo la provinciale tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri. Per non dimenticare quella terribile estate in cui persero la vita 16 persone e per tenere sempre vivo il ricordo dei loro nomi e delle loro storie, l’artista Alessandro Tricarico, con il sostegno dell’organizzazione umanitaria Intersos, inizierà i lavori per installare una gigantografia sui silos dell’ex stabilimento Casillo, alla periferia di Foggia.

«Morti prima di fatica nei campi, ammazzati quotidianamente nella loro dignità, hanno trovato la fine dei loro giorni con la schiena spezzata già prima di morire. Nomi che si aggiungono a liste che si ingrossano quotidianamente da decenni: prima erano i polacchi di Ortanova, oggi sono Africani. Morti sul lavoro che non vale la pena ricordare». Per questo, l’artista che a dicembre attraverso l’installazione di Closcià ha attirato l’attenzione sul mondo dei senza dimora, oggi e domani lavorerà insieme al suo team per tirar su oltre 700 m2 di carta. La nuova installazione raffigurerà braccia – lunghe circa tremta metri – mentre raccolgono pomodori e si intitolerà “Solo braccia”, ricordando la frase dello scrittore svizzero Max Frisch che trent’anni fa, parlando dei migranti italiani in Svizzera, disse: «Volevamo braccia, sono arrivati esseri umani».

Questa due giorni di lavoro è anche l’occasione per ricordare i nomi dei braccianti che persero la vita quel giorno e fare memoria. Perché dietro i nomi di questi lavoratori c’erano storie di vita, persone che hanno perso un fratello, un figlio, un amico. E soprattutto quel sogno riposto nel viaggio migratorio per trovare un futuro migliore, che invece ha portato sfruttamento e morte. «Sotto quei 16 lenzuoli bianchi stesi erano coperti padri, figli, uomini visti come sole braccia, diritti negati, la sofferenza del percorso migratorio inclusa le brutalità della Libia» dice Alessandro Verona, referente medico di Intersos, ricordando i giorni dei due incidenti stradali.

Ecco i nomi delle vittime di quei giorni:
Aladjie Ceesay (23 anni)
Ali Dembele (30 anni)
Amadou Balde (20 anni)
Moussa Kande (27 anni)
Lhassan Goultaine (39 anni)
Alagie Ceesay (24 anni)
Alasanna Darboe (28 anni)
Anane Kwase (34 anni)
Awuku Joseph (24 anni)
Bafoudi Camara (22 anni)
Djoumana Djire (36 anni)
Ebere Ujunwa (21 anni)
Eric Kwarteng (32 anni)