Ti abbiamo conosciuto in una fredda sera dello scorso inverno. Ti avvicinasti, con reticenza perché ti vergognavi. Ti vergognavi di chiederci una coperta per te e per la tua compagna. Da lì in poi abbiamo iniziato ad aprirci e conoscerci sempre più. Quante chiacchierate sull’importanza di avere un tetto sotto cui dormire e ripararsi nelle fredde notti d’inverno. Ce ne parlavi sempre con decisione perché per te non era vita quella per strada. Sei morto nel silenzio più totale, fra l’indifferenza delle autorità tutte. Sei morto al freddo, su di un binario.
Dopo Giovanna, adesso anche tu. E prima di voi tante altre donne e uomini. Il tuo corpo ha smesso di conoscere le fatiche e le sofferenze che la vita ti aveva riservato negli ultimi anni. La tua, anzi, la vostra morte, però, non cadrà invano. La vostra morte ci darà ancora più forza per provare a risvegliare sempre più coscienze e chiedere, con ancor più decisione, delle strutture adite all’accoglienza. Lo faremo con ancor più forza perché, nel 2020, uno stato che si definisce civile, non può permettere a delle persone, di dormire su dei freddi binari, per strada o in casolari abbandonati. Ciao Robè!
Alfonso Di Gioia