A Lecce la diocesi di monsignor Michele Secce apre le porte de “Il cammino”, la nuova casa per i senza dimora

E’ stato inaugurato sabato sera da monsignor Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, la nuova casa per i senza fissa dimora dal nome “Il cammino” che si trova nell’ex Casa Betania a Lecce, in via Santa Maria dell’Idria. «Il Cammino è una proposta di housing sociale, già attivo in città con varie case organizzate dalla Casa della Carità, rivolto ai senza dimora che potranno così disporre di un alloggio di riferimento e saranno aiutati a rimettersi in piedi preservando la propria dignità ed identità personale» spiegano dell’arcidiocesi di Lecce dove si precisa che «il lavoro verterà soprattutto nel proporre un nuovo modo di concepire l’abitare uno spazio». La struttura offre 10 posti letto, bagni, locali per l’igiene personale, lavanderia, sala da pranzo, e zona living.

Per l’arcidiocesi di Lecce, dunque, «gli abitanti saranno i camminatori verso questa luce, coloro che impareranno l’arte del “saper badare a se stessi” provando a ritrovare un ruolo attivo nella comunità, il coraggio di rimettersi in gioco e cercare una nuova dignità. La persona, affiancata da una equipe di esperti professionisti, riparte dalla gestione autonoma dei propri spazi di vita, fino a riuscire ad essere perfettamente integrato nella società.Oltre all’assistenza legale, sanitaria, psicologia e linguistica, la persona, monitorata nel percorso, viene supportata con programmi laboratoriali obbligatori (Accademia della Carità), al fine di garantire un’efficace inclusione sociale, oltre che un contenimento di possibili forme di devianza tipiche della marginalità».

Un progetto che, oltre l’offerta di un posto in cui vivere, pone l’attenzione alla dimensione sociale del luogo con strategie, strumenti e servizi per creare una comunità sociale e promuovere un nuovo stile di vita sostenibile attraverso laboratori di lettura e approfondimento della Costituzione Italiana, laboratori di poesia, laboratori di artigianato e laboratori di musica. Il tutto, «cercando di costruire relazioni personali e amicali, quindi: accompagnamento al cinema, al teatro, ai musei». Non c’è molto da aggiungere. C’è tanto da imparare da questo tipo di intervento promosso dall’arcidiocesi di Lecce, soprattutto da quella di Foggia ormai assente, distante, muta, silente, inerte, bloccata, invisibile sul fronte dell’accoglienza ai poveri ed in particolare ai senza dimora. Ma lo stesso vale per il Comune di Foggia, comunque ancora oggi incapace di poter credere in iniziative di accoglienza come quelle dell’housing first o dell’housing sociale.