Povertà sanitaria, nel 2020 oltre 400mila persone in Italia sono rimaste senza farmaci

Nel 2020, 434 mila persone non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno, per ragioni economiche. La richiesta di farmaci da parte degli enti assistenziali che si prendono cura di loro riguarda soprattutto quelli per il “tratto alimentare”, per il sistema nervoso, per le malattie metaboliche, per il sistema muscolo-scheletrico e per l’apparato respiratorio. Servono, inoltre, presidi medici e integratori alimentari. È quanto emerge dai dati contenuti nell’ottavo rapporto “Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci” curato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati, rilevati attraverso la rete dei 1.859 enti assistenziali convenzionati con il Banco, sono stati presentati questa mattina in diretta streaming.

Mentre in media gli italiani hanno una capacità di spesa pro-capite mensile per le cure mediche di 65 euro e di 28,18 euro per i medicinali, le persone povere possono spendere rispettivamente solo 10,15 e 6,38 euro. Le difficoltà non riguardano solo gli indigenti: 7 milioni 867 mila “persone non povere” (3 milioni 564 mila famiglie), nel corso del 2019 hanno dovuto sospendere o limitare almeno una volta la spesa necessaria per visite mediche e accertamenti periodici. Tale situazione è aggravata dal fatto che le persone povere spendono il 63% del loro budget sanitario mensile per acquistare farmaci da banco e destinano solo 3,77 euro alle altre cure necessarie, di cui fanno parte anche quelle a scopo preventivo. Per questo tipo di spese le “persone non povere” destinano 36,82 euro, cioè 10 volte di più.

Il diffondersi del coronavirus, le restrizioni e la crisi economica innescata da quella sanitaria hanno ulteriormente peggiorato le condizioni della popolazione più fragile. Quasi un ente assistenziale su due ha subito l’impatto della pandemia: il 40,6% ha dovuto limitare la propria azione o sospendere qualche servizio per un periodo più o meno lungo. Il 5,9% degli enti ha chiuso e non ha ancora ripreso le attività. Un’indagine effettuata dall’Osservatorio, su un campione rappresentativo di 892 enti assistenziali particolarmente strutturati (che si prendono cura di 312.536 indigenti), ha registrato un calo di oltre 173.000 assistiti (pari al 55% del totale.) Si tratta di persone che hanno chiesto assistenza a un ente, ma questo era chiuso o aveva ridotto i propri servizi; oppure, di persone che, poiché impaurite dal Covid, hanno rinunciato a farsi curare. Pertanto, si stima che almeno un povero su due non abbia potuto curarsi attraverso gli enti che forniscono gratuitamente cure e medicine e sia rimasto ancor più deprivato della necessaria protezione sociale.
Fonte: Redattore Sociale