L’incredibile storia di Ruth e della sua famiglia, simbolo di accoglienza a Poggio Imperiale. Domenica il battesimo dei piccoli

Quando Ruth arriva in Italia la prima cosa che fa è quella di partorire. Di mettere al sicuro la sua vita e quella del figlio appena nato. Due vite scampate alla morte, alla violenza, alla povertà. Proprio così. Perché dopo aver attraversato il Mar Mediterraneo a bordo di un gommone insieme ad altri migranti, giunta a Lampedusa riesce a partorire il piccolo J. nonostante la stanchezza e la paura. Si era messa in viaggio dalla Nigeria con il suo compagno perché coltivavano il sogno di costruire insieme un futuro migliore, una vita migliore, più sicura e lontana dalla misera. Ma durante il viaggio, Ruth scopre di essere incinta e soprattutto, giunti in Libia, il suo compagno scompare, sparisce nel nulla. Ruth ha un brutto presagio. Non ha più sue notizie, ma si fa forza e decide di proseguire il suo viaggio verso l’Europa. E’ dura, soprattutto per una donna sola e all’ottavo mese di gravidanza, ma riesce lo stesso ad imbarcarsi su un gommone. Arriva in Italia. Il primo miracolo. Quando tocca terra, nasce il piccolo J. Il secondo miracolo.

Poi la vita prende una destinazione inaspettata. Entra nel progetto SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati – promosso dal Comune di Poggio Imperiale e gestito dalla cooperativa sociale Medtraining di Foggia. E’ qui, seguita dagli operatori e dalla psicologa inizia lentamente a ricostruire la sua vita, e quella di suo figlio. Svolge attività di tirocinio presso aziende del territorio, prende dimestichezza con la lingua italiana, si inserisce a pieno titolo nelle attività e nelle dinamiche della comunità che l’ha accolta. Finché un giorno, anche l’amore trova di nuovo posto nella sua vita. Incontra Lerry. E’ nigeriano come lei e viene accolto nel progetto SIPROIMI. Ora sono un “nucleo famigliare”, tanto che nel frattempo arriva anche il secondo figlio. Ruth e la sua famiglia diventano il simbolo dell’integrazione a Poggio Imperiale. Tanto che l’artista Alessandro Tricarico le dedica una gigantografia di 7×3 metri, realizzata con carta e colla, per le strade del paese. Lei e la piccola Nanà (un’altra ospite) simboli dell’accoglienza, dell’apertura, del fatto che ciascuno dovrebbe sempre avere una seconda possibilità.

Sono passati quattro anni dal suo arrivo nel piccolo centro dell’Alto Tavoliere, è ormai Ruth e la sua famiglia si sentono parte della comunità. Per questo, domenica prossima nella parrocchia di San Placido sarà celebrato il battesimo di entrambi i bambini, perché anche J. – che oggi ha 4 anni e frequenta la  scuola materna – non era stato ancora battezzato. Una battesimo che porterà gioia in tutta la comunità di Poggio Imperiale, che in questi anni non ha mai fatto mancare la sua vicinanza e la sua visione di accoglienza e fratellanza, anche grazie al lavoro degli operatori del progetto e della psicologa, Maria Antonietta Vitti, che non a casa sarà la madrina del battesimo. Ruth, Lerry ed i loro piccoli sono ancora in cammino, perché in cerca di occupazione, ma hanno ritrovato la serenità ed il sogno di costruire un futuro migliore rispetto a quello che hanno lasciato nel loro Paese.
di Emiliano Moccia