Sia ben chiaro, il Pronto Intervento Sociale non è un regalo! E manca ancora il Piano di Emergenza Freddo

Non è un regalo. E neanche una barzelletta.
Questo deve essere chiaro a tutti.
Perché si tratta di un servizio pubblico che i senza dimora aspettavano da oltre vent’anni. Era innanzitutto un dovere nei loro confronti, dei cittadini, della nostra comunità. Un dovere tradito tante volte, per troppi anni, per lunghi inverni. Perché tutti possono cadere, ma tutti devono avere la possibilità di potersi rialzare, di poter tentare di ricostruire la loro vita. E le Istituzioni pubbliche non possono sempre voltare la testa dall’altra parte, tranquillizzate dal sapere che tanto ci sono sempre i volontari, le associazioni, le parrocchie a sorreggere l’urto della povertà e dell’emarginazione.

E quanti ne sono morti in questi anni a causa del freddo, delle pessime condizioni igienico-sanitarie, per una vita fatta di stenti? Tanti, molti. Per questo, il Pronto Intervento Sociale – PIS – promosso finalmente dal Comune di Foggia attraverso l’assessorato alle Politiche Sociali è un inizio a cui dobbiamo guardare tutti con fiducia e speranza. Perché deve diventare un servizio pubblico strutturato e permanente, e non un piccolo spot della durata di qualche mese, giusto il tempo di mettere a tacere quanto è scritto nelle formali carte del Piano Regionale delle Politiche Sociali.

Lo devono capire tutti.
Soprattutto l’Amministrazione Comunale di Foggia, il sindaco Franco Landella, l’assessora alle Politiche Sociali, Raffaella Vacca, la responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale di Foggia, Maria Rosaria Bianchi. Sono loro, in particolare, quelli che governano gli affari del welfare e che possono delineare una visione per il futuro. Hanno in mano una grossa opportunità. Già si sono persi qualcosa, non affiancando al PIS – che nell’economia degli interventi sociali è un servizio ordinario – un Piano di Emergenza Freddo per aumentare la capacità dei posti letto che oggi è ancora debole rispetto al numero delle richieste. Ma è un inizio, atteso e desiderato. Si parte da qui, ne siamo tutti consapevoli. E siate consapevoli anche voi: non è un regalo che avete fatto per zittire i capricci delle associazioni o per assecondare gli slanci di bontà verso i senza dimora. E’ un dovere, un servizio pubblico reso alla collettività. Soldi che – una volta tanto – sono destinati senza affidamento diretto a qualche amico o parente di turno per garantire un progetto di accoglienza e di inclusione. E questa davvero non è una barzelletta.
Emiliano Moccia

L’articolo è stato pubblicato nel numero Gennaio-Febbraio 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia.