“La città ideale”: lo sguardo di Antonio Fortarezza sulle periferie urbane, sociali ed umane di Foggia

Quello di Antonio Fortarezza è uno sguardo profondo e sensibile sulle periferie, sul loro senso di solitudine, di abbandono, di degrado. Si parte dalle periferie urbane, dalle zone più estreme della città, per poi finire drammaticamente sulle periferie dell’uomo. Sul suo senso di solitudine, di vuoto, di paura. Periferie che si intrecciano, che si incrociano, che creano un grande ed unico spazio. Uno spazio che però può far male, ferire e lasciare segni devastanti sulla città ed i suoi luoghi, e probabilmente sui suoi abitanti. Uomini, donne e bambini che vivono nella città. In quella “Città ideale” a cui aspira il documentarista e filmaker Antonio Fortarezza che ci regala un nuovo documentario, un nuovo lucido sguardo su quella polvere che si infila tra gli ingranaggi che dovrebbero far funzionare la nostra società, rendendo le comunità spazi da condividere in cui abitare sicuri e tranquilli. Ma non è così. E “La città ideale (Le mani nella città)” ce lo racconta fin troppo bene, anche con toni amari, drammatici, cupi, complici sicuramente le immagini che proiettano una Foggia in cui si respira cemento, polvere, degrado.

Ed è inutile girarci intorno o far finta di nulla, perché sono immagini reali a cui siamo talmente abituati che probabilmente non ci facciamo neanche più caso e non ci indignano più di tanto. Mafia, criminalità, ghetti, sfruttamento, povertà, usura, violenza, malavita, inciviltà, spazi storici abbandonati, sviluppi urbani senza criterio. Chi ha messo le mani nella città? Quando è iniziato tutto questo? Dove eravamo tutti mentre accadeva? Qual è il legame tra ciò che produce ricchezze e le mafie? tra le situazioni di marginalità e povertà ed il reclutamento tra le file della criminalità locale? Perché come ha spiegato Fortarezza al giornale Bonculture «mi interessava indagare nel disagio e nelle diseguaglianze, in quel brodo di coltura che produce il reclutamento illegale. Le mani nella città è una citazione aggiornata da Le mani sulle città. C’è una differenza tra l’affrontare chi sono i mandanti e qual è invece la cultura mafiosa che si vive in città. Ho voluto anche ascoltare i protagonisti della lotta alla mafia, chi da anni lavora a Foggia su questi temi. Penso di far dire loro cose che non direbbero in forma comiziale o giornalistica».

Un documentario che dovrebbero vedere tutti. Dai bambini – per imparare a non ripetere gli errori dei grandi – agli adulti, alla classe politica, agli imprenditori – per imparare due volte – e capire da dove ripartire. Perché anche se non lo dice apertamente, Antonio Fortarezza ci regala comunque un messaggio di speranza. Tutte le testimonianze raccolte nel documentario, le loro storie, le loro voci, ci offrono sì una città oscura, malata, spietata, ma ci offrono anche tanti spunti di riflessione dandoci l’idea di una città che non si rassegna, che si ribella, che lotta per cambiare le cose. Per allontanare le mani di chi vuole strozzarla, sfigurarla ed arrivare così alla agognata “Città ideale” in cui vivere e sognare.
Emiliano Moccia