Grande partecipazione e un interessante dibattito per il “salotto letterario” di Impegno Donna. Protagonista, la giudice penale Paola di Nicola Travaglini, autrice di “La mia parola contro la sua”, nominata “Women inspiring Europe” nel 2014. Nel 2012 ha pubblicato “La giudice” sulla questione della differenza di genere in magistratura. Sua è la sentenza rivoluzionaria nel processo sulla prostituzione di due minorenni nel centro di Roma, nella quale ha sostituito il risarcimento in denaro con libri sul pensiero delle donne. La serata è stata introdotta da Franca Dente, presidente dell’associazione che dal 1996 opera sul territorio al fianco delle donne e dei minori vittime di abusi e da alcuni anni è impegnata in progetti di prevenzione con uomini che agiscono violenza, con attività nella casa circondariale di Lucera e all’esterno, in collaborazione con l’UlEPE, l’Ufficio locale di Esecuzione Penale Esterna.
Dopo un ricordo di Francesco Traiano, morto lo scorso 9 ottobre in seguito ai traumi riportati durante una rapina e di sua sorella Giovanna, vittima di femminicidio nel 2003, Franca Dente ha sottolineato l’importanza di parlare e scoprire «pregiudizi e stereotipi che sono ovunque e – come sottolinea la giudice – sono talmente tanti da impedire di respirare. Sono come le particelle che si scorgono in controluce dalla finestra illuminata: ci dobbiamo fermare a osservarle, scegliendo la giusta posizione per vederle». La presidente di Impegno Donna ha poi parlato del fenomeno dei femminicidi in Capitanata, ricordando le vittime e l’impegno dell’associazione nelle attività di prevenzione e di sostegno.
«I femminicidi – ha aggiunto l’autrice del libro – avvengono quando le donne decidono di esercitare il proprio diritto di libertà: violano una regola sociale, la soggezione, la sottomissione. Quando si scrive del ‘raptus’, in riferimento a tali casi, si sceglie una rappresentazione giustificazionista che nessuno può permettersi di utilizzare. Il sessismo è un fenomeno da combattere ovunque, anche e prima di tutto nelle aule giudiziarie». Il pomeriggio, moderato dalla giornalista Annalisa Graziano, è proseguito con un dibattito cui ha partecipato anche Vincenzo Bafundi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia. Applicazione del codice rosso, tra luci e ombre, e un bilancio del primo anno del protocollo “Vìola”, finalizzato a un approccio multidisciplinare e ad ampio raggio per la prevenzione, l’emersione e la repressione di ogni forma di violenza domestica di genere e sui minori, al centro degli interventi del pm. «È ora importante – ha aggiunto a tal proposito Franca Dente – che il protocollo ‘Vìola’ abbia un seguito e passi alla fase operativa, con tavoli tecnici che definiscano modalità di raccordo e di interazione tra i soggetti chiamati in causa. Occorre anche molta formazione, in tutti gli ambiti».
Nella seconda parte del pomeriggio culturale, la giudice di Nicola Travaglini ha evidenziato come sia difficile individuare gli stereotipi «senza occhiali di genere, perché tutto il contesto, istituzionale, sociale, culturale, economico, a cominciare dall’ identità, opera affinché non si vedano. Dal giorno in cui nasciamo – ha spiegato alla platea – ci impongono una sorta di contrapposizione dei generi, con una gerarchia in cui le donne sono subordinate». Di qui l’importanza di eventi come quello organizzato lo scorso 16 ottobre in Sala “Fedora” e la necessità di operare e parlare con gli uomini, come ha sottolineato la giudice. Non a caso, il secondo capitolo del libro è un «appello accorato agli ‘uomini partigiani’, affinché siano al fianco delle donne in una battaglia culturale fondamentale», ha puntualizzato Franca Dente.