Le relazioni sociali e famigliari dei senza dimora. Cosa succede quando si finisce in strada?

Nell’ultimo appuntamento di questa breve rubrica in cui descrivo i risultati della ricerca etnografica compiuta sulla homelessness nella città di Foggia, descriverò il panorama relazionale dei Senza Dimora incontrati sul campo. Dopo aver evidenziato la composizione sociale e le forme di interazione con lo spazio pubblico, infatti, l’ultimo tema che ho analizzato nella mia tesi di laurea riguarda Senza Dimora e relazioni sociali. A tal proposito, la letteratura prodotta sul tema è sostanzialmente d’accordo nell’evidenziare come l’approdo in strada sia dovuto dal collasso del capitale sociale. Gli studi prodotti sul tema divergono, semmai, nell’interpretazione di ciò che accade dopo l’approdo in strada. Se per alcuni, diventare Senza Dimora significa perdere le capacità relazionali necessarie alla socializzazione, per altri diventare homeless comporta lo sviluppo di nuove relazioni sociali che possono essere funzionali alla vita in strada per le proprie esigenze, di natura fisica o simbolica.

Le relazioni con la famiglia

Nel mio caso, ho provato ad analizzare le relazioni sociali di questo gruppo sociale seguendo due traiettorie differenti: le relazioni con la famiglia e le relazioni tra Senza Dimora. Per quanto riguarda le relazioni familiari, è necessario distinguere le esperienze dei Senza Dimora italiani da quelle dei Senza Dimora stranieri. Nel primo caso, infatti, i rapporti tra queste persone e le loro famiglie non esistono, sono stati spesso interrotti bruscamente, e rappresentano una delle ragioni principali della loro attuale condizione. Nel caso dei Senza Dimora stranieri, invece, spesso la relazione con la famiglia d’origine è presente. A volte, è nascosta la propria condizione di SD, mentre in altri casi la homelessness è vista come un «prezzo da pagare» per resistere in Italia, al fine di inviare rimesse economiche nel paese d’origine (di solito proprio alla famiglia di appartenenza).

Le relazioni tra Senza Dimora

Il secondo nucleo relazionale analizzato riguarda le relazioni tra Senza Dimora. A questo proposito, nella mia indagine ho incontrato sia elementi relazionali di incontro che elementi relazionali di conflitto. Come è noto, infatti, l’approdo in strada comporta la necessità di acquisire una serie di informazioni utili al soddisfacimento di una serie di esigenze fisiche e concrete, come cibo, coperte (in caso di pernottamento all’aperto), luoghi dove poter dormire e così via. Per ottenere queste informazioni, alcuni nuovi SD si rivolgono direttamente a coloro che ritengono facenti parte del mondo della homelessness già da tempo. Lo scambio produce perciò un capitale relazionale, che può essere normato sia da ragioni di interesse personale che da puro spirito di solidarietà. Accanto a questo aspetto, tuttavia, occorre evidenziare anche come spesso le relazioni tra Senza Dimora possono essere tese e conflittuali. E’ il caso dei rapporti che intercorrono tra utenti di struttura di accoglienza notturna, in cui la condivisione forzata di spazi angusti genera incomprensioni e conflitti. Spesso, inoltre, i Senza Dimora italiani si mostrano apertamente intolleranti nei confronti dei Senza Dimora stranieri, in quanto li percepiscono come potenziali minacce che “rubano” le risorse del welfare una volta destinate a loro. Ovviamente questa percezione non ha senso di esistere, in quanto le associazioni e gli enti assistenziali forniscono assistenza sia a Senza Dimora italiani che stranieri, tuttavia questa forma di intolleranza evidenzia chiaramente come i Senza Dimora italiani, lungi dall’essere figure estranee dalla società, riflettano i condizionamenti culturali del presente di cui fanno parte, in cui gli atteggiamenti xenofobi e razzisti si fanno sempre più frequenti e sono sempre maggiormente incorporati nel dibattito pubblico sul tema della migrazione e della convivenza interculturale.
Mario Valente

L’articolo è stato pubblicato nel numero Gennaio-Febbraio 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia.