Se il premier Mario Draghi si compiace della Libia e dimentica i tanti migranti rinchiusi nei lager (e torturati). Il disappunto di Emergency

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«Quelli che vengono definiti “salvataggi della Libia” non lo sono: sono recuperi forzati in mare che si concludono in lager, torture, violenze, abusi e violazioni. Pochi giorni fa l’inviato Onu a Tripoli ha riferito al Consiglio di sicurezza che “attualmente sono circa 3.858 i migranti detenuti in centri di detenzione ufficiali in condizioni estreme, senza un giusto processo e con restrizioni all’accesso umanitario”. Anche l’ultimo rapporto di Amnesty International conferma che molte persone sono intrappolate nel Paese con l’obiettivo di “contenere” il presunto “assalto” di migranti africani”. Con queste parole Emergency spiega il suo disappunto per le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi in visita alla Libia. Nell’occasione Draghi ha detto: «Sul piano dell’immigrazione noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia. Ma il problema non è solo geopolitico, e anche umanitario e in questo senso l’Italia è uno dei pochi Paesi che tiene attivi i corridoi umanitari».

Draghi, dunque, in un colpo solo ha dimenticato i vergognosi accordi dell’Italia con la Libia per frenare l’arrivo di migranti sulle coste italiane che hanno provocato una vera e propria deportazione dei migranti nei lager libici, come più volte documentato. «Secondo il Report 2020 della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović, “l’arretramento nella protezione delle vite e dei diritti dei rifugiati e dei migranti sta peggiorando e causa migliaia di morti evitabili ogni anno”. In questo senso la Libia non ha di certo dimostrato di essere un buon interlocutore nella gestione delle migrazioni. Eppure tutto questo non basta alla politica italiana per evitare di stabilire alleanze con un Paese coinvolto in sparizioni forzate di rifugiati e migranti trasferiti in centri di detenzione non ufficiali. No, non c’è nulla di cui essere soddisfatti».