La mafia controlla anche la memoria: “Negato manifesto funebre a Mario Neri, testimone di giustizia morto”. Su Rai 2 lo speciale su Anni 20

A Foggia i clan controllano praticamente tutto, perfino la memoria. È quanto emerge dal reportage “Mafia foggiana: trent’anni di sangue” di Francesco Palese, che andrà in onda questa sera all’interno del programma Anni 20, dalle 21.20 su Rai Due. “Nessuna agenzia funebre ha voluto fare un manifesto per ricordare Mario Nero perché, dopo 29 anni, un testimone di giustizia a Foggia è un infame”. È la denuncia di Giovanna Belluna, nuora di Giovanni Panunzio, il costruttore foggiano assassinato il 6 novembre del 1992 perché  si era ribellato alla mafia e al pizzo. Mario Nero, scomparso a gennaio scorso, era sotto protezione da dieci anni per aver visto in faccia e avere testimoniato contro il killer di Panunzio.

Le telecamere del nuovo programma di approfondimento hanno registrato anche lo sfogo del figlio di Giovanni Panunzio, Michele: “In questi anni ho avuto grandi problemi a tutti i livelli, non ho più potuto lavorare con l’impresa di mio padre, sono stato intralciato in tutti i modi”, ma anche quello di Marianna Ciavarella e Arcangela Petrucci, vedove dei fratelli Aurelio e Luigi Luciani, agricoltori uccisi nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. “Dopo tutto questo tempo – hanno detto – è ancora mistero sui killer”.

Il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, intanto ha scritto al ministro della giustizia per chiedere una maggiore presenza: “Il territorio di Foggia – ha affermato a Rai 2 – per la sua estensione e per le problematiche che ha avrebbe bisogno di tre procure della repubblica, e di una sezione distaccata della Dda. Quando chiediamo agli imprenditori o alle vittime di reati collaborazione sapere che c’è un presidio sul territorio è importante”. Nel reportage anche le testimonianze del manager della sanità privata Luca Vigilante, vittima di quattro attentati nel giro di un anno e oggi sotto scorta, del direttore generale del Foggia calcio Ninni Corda, sulle pressioni sul club, e dell’ex sottosegretario Alfredo Mantovano secondo il quale c’è stata una sottovalutazione della mafia foggiana “a più livelli”