La crisi socio-economica innescata dal Covid, tra le varie conseguenze, ha portato milioni di italiani in una condizione di povertà, non sempre presa a carico dalle istituzioni a causa della velocità con cui è evoluta la situazione. A loro è rivolto il progetto “Nessuno Escluso”, messo in atto da Emergency per sostenere con beni di prima necessità chi si è ritrovato nel bisogno ma fuori dalla rete del sussidio. Partito nel maggio 2020 ora risulta presente in sette città (Milano, Roma, Napoli, Catanzaro, Catania, Varese e Piacenza) per un totale di 5mila nuclei familiari e 20mila persone raggiunte. Ne abbiamo parlato con Marco Latrecchina, coordinatore del progetto.
Siamo
abituati ad associare Emergency a cure mediche ed ospedali: come nasce l’idea
di un servizio diverso, di consegnare pacchi alimentari e prodotti di igiene
personale?
«Ad inizio pandemia, nel marzo 2020, molti
anziani, soprattutto in Lombardia, non potevano più uscire di casa e
necessitavano di spesa, farmaci, mascherine: per aiutarli si sono offerti molti
giovani, di movimenti e gruppi vari, che avevano forte volontà ma andavano
guidati. In più, ci siamo resi conto di una parte della popolazione che non
lavorava più, stava finendo liquidità e allo stesso tempo si ritrovava fuori
dai servizi di assistenza che riguardano i più poveri. Una scena emblematica fu
la fila di gente davanti al nostro ufficio: abbiamo tentennato perché non era
il nostro servizio abituale ma poi ci siamo organizzati velocemente».
Come avete
scelto le città e le priorità di intervento?
«Le sette città le abbiamo individuate in base
a segnalazioni delle Istituzioni locali e al rilevamento, grazie anche ai
nostri volontari sparsi sul territorio, di quanto fosse efficace la rete
sociale: ci siamo resi conto che l’isolamento e la marginalità è maggiore nelle
grandi realtà rispetto ai piccoli paesi. Invece, per quanto concerne i criteri
di priorità ci tengo a dire che l’accesso al nostro progetto lo consentiamo a
tutti; viene data precedenza a situazioni di fragilità che comprendiamo
attraverso il triage: viene studiato uno screening di
vulnerabilità in base a lavoro, casa e presenza di una rete di aiuto».
Cosa vi ha
colpito di queste nuove forme di povertà?
«Molte persone, che chiedono aiuto per la prima volta, provano vergogna,
smarrimento, difficoltà nell’ammettere le difficoltà: lo scoraggiamento nei
loro volti mi ha ricordato quello degli afghani. Mi hanno colpito molto anche
le vicende di alcune famiglie, costrette a lasciare la loro casa e ad unirsi ad
altre, a volte per l’affitto di una semplice cantina».
Negli ultimi tempi avete riscontrato miglioramenti per la ripresa delle attività economiche? «Negli ultimi mesi è diminuito il numero di chiamate ricevute e la gravità media, ma le persone non sono ancora fuoriuscite dalla condizione di difficoltà: avvertono la loro precarietà e continuano ad avvalersi del nostro servizio. Lo scorso anno abbiamo riscontrato che i miglioramenti si riscontrano circa 4 mesi dopo le riaperture. A preoccuparci, però, è lo stop al blocco dei licenziamenti: già stiamo ricevendo chiamate da chi ha perso il lavoro».
Fino a quando è previsto che “Nessuno Escluso”
sia operativo?
«L’idea era di dare aiuto per la crisi causata dal Covid, pertanto la fine al
momento è prevista per dicembre 2021. Naturalmente valuteremo la situazione e
se ci sarà bisogno non ci tireremo indietro dal fornire il nostro supporto».
Prima ci parlava dell’impegno dei giovani: che tipo di partecipazione c’è stata da parte loro?
«Sono stati fondamentali nel portare avanti il progetto: dai nostri volontari alle Brigate Volontarie per l’Emergenza, da giovani che non hanno mai fatto volontariato a quelli impegnati in varie realtà. Sono più di mille nelle varie città e, oltre a provvedere operativamente alla consegna dei beni alimentari o di igiene, mettono in campo anche altre competenze. Basti pensare al fatto che i nostri pacchi sono tracciabili, è possibili sapere giorno e ora in cui vengono consegnati. Anche nell’opera di triage sono coinvolti dimostrando grande attenzione e forza di volontà. E’ un bel messaggio per tutti noi».
Andrea La Porta
(questo articolo è stato pubblicato nel numero Luglio-Agosto 2021 del giornale di strada Foglio di Via sostenuto da Fondazione Vodafone Italia).